Forse è un bosco, sì è un bosco di 100 piani
Era il 1972. Nella sua celebre canzone "Un albero di trenta piani" Adriano Celentano denunciava l’inquinamento dell’aria e la speculazione edilizia, attaccando nella strofa finale, almeno così pare, il grattacielo Pirelli di Milano. Ma c’è anche chi, come Stefano Boeri, l’architetto che ha inventato il Bosco Verticale, ha voluto leggere un lieto fine in quelle parole: «Qualcosa sta nascendo… forse è un albero, sì è un albero di trenta piani»
23 Dicembre 2015 - Stefano Boeri lo ha rivelato in un’intervista al Corriere della Sera: «Sì, Celentano c’entra». Ascoltando e riascoltando la sua canzone è germogliata l’idea di due alberi di 26 e 18 piani, che poi sono diventate le due torri del Bosco Verticale nell’area di Porta Nuova a Milano. Le quali hanno già ispirato un gemello in Svizzera, a Losanna: una versione “sempreverde” di bosco verticale per il quale saranno usati cedri.
Ora la nuova frontiera dei grattacieli verdi si sposta in Cina, Paese attanagliato dall’incubo dello smog. Durante lo svolgimento della Conferenza sul Clima (Cop21) conclusasi a Parigi un paio di settimane fa, l’architetto milanese (nella foto) ha annunciato il progetto commissionatogli dalla Municipalità di Shijiazhuang, capitale della provincia di Hebei e fra le città più inquinate della Cina: «L’idea è costruire una città compiuta per 100 mila abitanti che avrà più di 150 edifici sul modello del Bosco Verticale e che darà un contributo straordinario a pulire l’aria, oltre che dal punto di vista della biodiversità ed energetico, quindi è davvero un modello alternativo a quello della crescita attuale delle megalopoli cinesi che sono una conurbazione di periferie».
Insomma la città foresta sta prendendo forma, forse anche grazie alla profezia di Celentano. (M.M.)