Psicologia ambientale e biofilia: un approccio alla natura che riguarda tutti
Ormai è assodato che il benessere nasce anche dalla qualità dei luoghi che viviamo. Ma rendere gli spazi più “verdi” o piacevoli non basta: è necessario riconoscere il valore essenziale del contatto con la natura per la salute mentale, emotiva e fisica

di Ottavia Damian
Psicologa Ambientale
Socia Fondatrice Accademia Italiana di Biofilia (AIB)
Negli ultimi anni, è emerso un cambiamento profondo nel modo in cui ci rapportiamo non solo alla natura e agli elementi naturali, ma anche all’ambiente costruito e agli spazi urbani. Una crescente consapevolezza degli impatti ambientali delle nostre azioni quotidiane ha innescato un approccio più responsabile e attento, condiviso da individui, comunità, istituzioni e interi territori. Oggi, progettare e abitare uno spazio significa tenere conto non solo delle sue funzioni pratiche, ma anche dei bisogni psicologici, fisici ed emotivi delle persone che lo vivono, insieme alla sostenibilità e al benessere collettivo nel lungo periodo. Questa nuova sensibilità sta trasformando il modo in cui concepiamo il rapporto tra essere umano e ambiente, spingendo professionisti, decisori e cittadini a immaginare soluzioni che promuovano equilibrio, connessione e rigenerazione. In questo contesto, l’integrazione tra paesaggio naturale e ambiente costruito non è più una scelta opzionale, ma una condizione essenziale per affrontare le sfide del presente e costruire un futuro più sano e resiliente.

LA PSICOLOGIA AMBIENTALE: CHE COS’È
E COME HA DETERMINATO LO STUDIO DEGLI AMBIENTI
La Psicologia Ambientale è una branca relativamente recente della Psicologia che studia la relazione bidirezionale tra l’essere umano e l’ambiente. Non si tratta di una semplice interazione: persona e ambiente si influenzano a vicenda in modo continuo e profondo. L’ambiente può modellare pensieri, emozioni, percezioni e comportamenti, incidendo anche sulla qualità delle relazioni sociali; allo stesso tempo, l’essere umano modifica e plasma l’ambiente secondo le proprie azioni, abitudini e bisogni. Come afferma Robert Gifford, pioniere della disciplina, i luoghi hanno un effetto sull’individuo, che è possibile misurare a livello fisiologico, affettivo, cognitivo e comportamentale. La Psicologia, e in particolare la Psicometria, si occupano di studiare questo legame attraverso strumenti scientifici, sia quantitativi che qualitativi, con l’obiettivo di comprendere come progettare ambienti che rispondano ai bisogni del corpo e della mente umana. In questo approccio, l’ambiente non è più solo lo sfondo neutro delle attività umane: diventa un protagonista attivo e influente. Con “ambiente” si intende qualsiasi luogo circostante: naturale o costruito, pubblico o privato, abitato o disabitato, intimo come una stanza o ampio come un paesaggio urbano. Ogni ambiente ha la capacità di generare un impatto sulla persona, così come di riceverlo.

LA BIOFILIA: IL LEGAME CON LA NATURA
Tra i temi più rilevanti esplorati dalla Psicologia Ambientale, la Biofilia occupa un posto centrale. Il termine fu introdotto per la prima volta nel 1964 dallo psicanalista Erich Fromm, che lo definì come “l’amore per la vita e per tutto ciò che è vivo”. Vent’anni dopo, il concetto fu ripreso e approfondito dal biologo evoluzionista dell’Università di Harvard Edward O. Wilson, che definì la biofilia come: «La tendenza innata a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente».
Questa definizione suggerisce che gli esseri umani siano naturalmente attratti da ambienti e paesaggi che contengono elementi vitali – o che evocano la vita – come la vegetazione, l’acqua, la luce naturale, la biodiversità. In altre parole, la biofilia rappresenta il legame profondo e innato che unisce l’essere umano al mondo naturale che lo circonda. Non si tratta semplicemente di un piacere estetico, ma di un bisogno psicobiologico fondamentale: respirare aria pulita, osservare il movimento degli alberi, sentire il rumore dell’acqua, toccare materiali naturali… sono esperienze che favoriscono il benessere, la salute e l’equilibrio psico-fisico. La biofilia, dunque, non è un lusso, ma una componente essenziale della nostra natura umana.
Secondo l’Ipotesi della Biofilia, nel corso dell’evoluzione umana la sopravvivenza e il benessere dipendevano in modo diretto dalla natura, radicando nei nostri geni preferenze fisiologiche, emotive, cognitive e comportamentali. Ancora oggi, questo legame ancestrale si manifesta nel bisogno innato di connettersi con la natura, sia in forma diretta che indiretta. Soddisfare tale bisogno genera benefici significativi: rigenerazione psico-fisica, riduzione dello stress, aumento delle performance cognitive e lavorative, e l’emergere di emozioni positive. Inoltre, rafforza comportamenti pro-ambientali, favorendo una maggiore consapevolezza ecologica e contribuendo alla sostenibilità attraverso la cura, la preservazione e la rigenerazione del patrimonio naturale. Tuttavia, questo rapporto simbiotico è oggi minacciato dalla crescente antropizzazione e dall’estrema urbanizzazione del pianeta. In questo contesto, diventa più urgente che mai ripristinare il legame profondo tra essere umano e natura, una connessione essenziale non solo per il benessere individuale, ma per l’equilibrio dell’intero ecosistema terrestre.
LA RIGENERATIVITÀ
Un concetto chiave della Psicologia Ambientale è quello di Rigeneratività (o restorativeness), ovvero la capacità di alcuni ambienti, in particolare quelli naturali, di favorire un recupero psicologico e fisiologico. Questo spiega perché percepiamo certi luoghi come “preferiti”, accoglienti e connessi al nostro benessere. Nel 1995, Stephen Kaplan ha introdotto il concetto di ambiente rigenerativo in relazione allo stress ambientale, descrivendolo come uno spazio che aiuta l’individuo a ripristinare le risorse mentali, emotive e fisiche consumate nelle attività quotidiane. Queste risorse possono essere logorate da ambienti artificiali e complessi che non supportano la persona e il suo organismo. Secondo la letteratura scientifica, gli ambienti rigenerativi presentano caratteristiche compatibili con la natura e con i bisogni del nostro organismo. Tra gli elementi rigenerativi più riconosciuti troviamo:
● presenza di piante, vegetazione e fiori;
● materiali naturali (come legno e pietra);
● profumi e odori naturali;
● presenza di acqua (vista, suono, contatto);
● luce naturale;
● aria pulita;
● suoni della natura.
Al contrario, si definisce ambiente stressogeno quello in cui le richieste ambientali superano la nostra capacità di affrontarle. Un esempio tipico è un ambiente rumoroso mentre cerchiamo di concentrarci: anche se non vogliamo ascoltarli, i rumori vengono processati dal nostro sistema nervoso, riducendo efficienza e benessere. Questi ambienti – spesso costruiti o altamente urbanizzati – sono caratterizzati da elementi come:
● assenza di elementi naturali;
● rumore eccessivo;
● inquinamento dell’aria;
● traffico e caos urbano;
● sovraffollamento;
● violazione dello spazio personale;
● Temperatura.

Numerosi studi confermano che gli ambienti rigenerativi:
● aumentano emozioni positive come tranquillità, gioia e gratitudine;
● riducono emozioni negative come rabbia, tensione e tristezza;
● migliorano le funzioni cognitive: attenzione, memoria, creatività;
● rafforzano la resilienza allo stress.
All’interno della Psicologia Ambientale, sono state proposte due principali teorie per spiegare questi fenomeni, che verranno illustrate nella sezione successiva.

LE DUE PRINCIPALI TEORIE DELLA RIGENERAZIONE AMBIENTALE
♦ 1. Attention Restoration Theory (ART)
Formulata da Stephen Kaplan nel 1995, la Teoria della Rigenerazione dell’Attenzione (ART) sostiene che alcuni ambienti, in particolare quelli naturali, siano in grado di attivare l’attenzione automatica e involontaria grazie a caratteristiche intrinseche come la varietà sensoriale, l’armonia e la complessità senza sovraccarico. Questo tipo di attenzione, che non richiede sforzo cognitivo, consente alla nostra attenzione diretta e volontaria – affaticata dalle attività quotidiane e gli ambienti stressogeni – di rigenerarsi. Secondo questa teoria, le nostre risorse cognitive sono limitate: le richieste della vita moderna, della vita lavorativa e l’ambiente tipicamente urbano sono in grado di consumarle ampiamente. Esporsi a un ambiente rigenerativo permette dunque l’attivazione di un processo naturale di recupero psico-fisico, che ci consente di tornare alle nostre attività con rinnovata chiarezza mentale e concentrazione.
♦ 2. Stress Recovery Theory (SRT)
La Teoria del Recupero dallo Stress (SRT), proposta da Roger Ulrich e colleghi nel 1991, si concentra invece sul sistema emozionale e fisiologico. Secondo la SRT, l’esposizione alla natura favorisce una rapida riduzione dello stress psicofisico, attivando il sistema parasimpatico, deputato al rilassamento, alla calma e al recupero dell’organismo. Lo stress è una risposta evolutiva utile in condizioni di pericolo, che attiva il sistema simpatico (attacco o fuga). Tuttavia, nel mondo moderno, molte delle fonti di stress non sono minacce fisiche immediate, ma pressioni croniche e di ambienti sovraccarichi di stimoli. In questo contesto, la natura svolge una funzione regolatrice, in quanto:
● Suscita emozioni positive (serenità, meraviglia, piacere);
● Riduce emozioni negative (ansia, irritabilità, rabbia);
● Favorisce il recupero fisiologico;
● Migliora la capacità di gestire lo stress quotidiano.
DALLA TEORIA ALLA PRATICA:
IL RESTORATIVE DESIGN E IL BIOPHILIC DESIGN
Gli studi della Psicologia Ambientale evidenziano chiaramente quanto l’essere umano abbia bisogno di un contatto con elementi biofilici – che connettano alla natura – per ridurre lo stress, rigenerare le risorse cognitive, favorire la percezione di rilassamento e stimolare emozioni positive. Il riconoscimento di questo legame apre la strada a scenari progettuali concreti, che richiedono un approccio multidisciplinare e una forte collaborazione tra scienze come quelle psicologiche e ambientali. In questo nuovo contesto, l’architettura, il design e l’urbanistica assumono un ruolo centrale: non più soltanto creatori di funzionalità o estetica, ma mediatori attivi del benessere umano, incaricati di inserire nei contesti costruiti elementi in grado di generare effetti psicofisici rigenerativi, limitando al contempo la presenza di fattori stressogeni. Nasce così il concetto di Restorative Design (Progettazione Rigenerativa), un approccio progettuale interdisciplinare e centrato sulla persona, che mira a migliorare la qualità della vita sostenendo il benessere individuale e collettivo in modo integrato e sistemico. Il Restorative Design raccoglie e armonizza diverse pratiche architettoniche che, se integrate, possono produrre effetti significativi sulla salute mentale, emotiva e fisica della popolazione. Tra queste, spicca il Biophilic Design (Progettazione Biofilica): una vera e propria scienza applicata, basata sulle più recenti ricerche neuroscientifiche e psicologiche riguardanti il rapporto tra essere umano e natura. Il Biophilic Design ha l’obiettivo di rendere più naturali, vivibili e coerenti con la nostra innata Biofilia gli spazi artificiali in cui viviamo e lavoriamo, aumentando il benessere psicologico, fisiologico e sociale. La Progettazione Rigenerativa si applica a tutti gli ambienti antropizzati: spazi chiusi o aperti, pubblici o privati, spazi di lavoro e di formazione, spazi residenziali, spazi ospedalieri e di cura. In tutti questi contesti, l’integrazione consapevole di natura, luce, materiali, colori, forme e suoni naturali può fare la differenza tra uno spazio che consuma risorse vitali ed uno che le rigenera.
IL RUOLO DELLO PSICOLOGO AMBIENTALE
Giungendo alla conclusione di questa introduzione alla Psicologia Ambientale ed alla Biofilia, è fondamentale presentare la figura dello/a Psicologo/a Ambientale. Questo professionista studia il rapporto tra le persone e gli ambienti che abitano, analizzando come gli spazi influenzino il comportamento, le emozioni e il benessere individuale e collettivo. Allo stesso tempo, osserva come le persone percepiscono, modificano e si relazionano agli ambienti fisici, siano essi naturali o costruiti. Questa figura ha anche un ruolo chiave nel dialogo interdisciplinare: contribuisce a tradurre la complessità dell’organismo umano in scelte progettuali coerenti ed efficaci, collaborando con architetti, designer, urbanisti, educatori, medici e altri esperti per creare luoghi capaci di sostenere realmente le persone.
In concreto, gli psicologi ambientali si occupano di:
● Studiare l’impatto delle variabili stressogene (rumore, affollamento, inquinamento, ecc.) sulla mente e sul corpo;
● indagare i benefici derivanti dal contatto con la natura;
●promuovere comportamenti sostenibili e pro-ambientali, rafforzando il legame tra individuo e ambiente;
● applicare strumenti qualitativi e quantitativi per valutare il livello di benessere percepito e i bisogni ambientali degli utenti;
● analizzare come progettare spazi (abitativi, lavorativi, scolastici, sanitari, ecc.) che migliorino il benessere psicologico e fisiologico;
● contribuire alla progettazione di ambienti inclusivi e accessibili, rispettosi dei bisogni psicologici e sensoriali di tutte le persone;
● supportare altri professionisti nella creazione di luoghi pensati per il benessere reale delle persone;
● facilitare processi di co-progettazione partecipativa, coinvolgendo direttamente gli utilizzatori degli spazi.
In un’epoca dominata da ritmi accelerati, crescente artificialità e progressiva disconnessione dal mondo naturale, la Psicologia Ambientale e la Biofilia ci offrono una visione tanto scientifica quanto umana: quella di un benessere che nasce anche dalla qualità dei luoghi che viviamo. Non si tratta semplicemente di rendere gli spazi più “verdi” o piacevoli, ma di riconoscere il valore essenziale del contatto con la natura per la salute mentale, emotiva e fisica. Promuovere ambienti progettati secondo questi principi non è una moda passeggera, ma una risposta concreta alle esigenze profonde dell’essere umano contemporaneo e del pianeta che abita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
