Principio attivo: Natura

Proseguono gli appuntamenti sul WEB offerti ai nostri lettori grazie alla collaborazione con l’Accademia Italiana di Biofilia. Questa volta parliamo di servizi ecosistemici, Biophilic Design e, più in generale, di nuove alleanze per la salute collettiva. Uno scenario in cui assumono un ruolo decisivo le attività che si occupano di fiori, piante e paesaggio

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a cura di Serena Campa

Medico Radiologo e Ambientale, Socia Fondatrice Accademia Italiana di Biofilia (AIB)

 

 

Non serve trovarsi nel cuore di una foresta o in cima a una montagna per percepire la forza rigenerante della Natura. A volte basta una passeggiata in un parco cittadino, un giardino curato, una stanza inondata di luce naturale, o il profumo di una pianta aromatica sul davanzale. Sempre più studi confermano ciò che molti di noi avvertono intuitivamente: la Natura si prende cura di noi – anche quando non ce ne accorgiamo, anche quando non la stiamo cercando.

In un mondo urbano sempre più frenetico, fatto di asfalto, cemento e ambienti chiusi, riscoprire il potere terapeutico della Natura non è un lusso, ma una necessità. Ed è qui che entrano in gioco concetti fondamentali come i servizi ecosistemici e il Biophilic Design, insieme a un modo nuovo di percepire il paesaggio: non più solo cornice, ma sistema vivente di cui facciamo parte.

 
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QUANDO LA NATURA LAVORA PER NOI

Anche nelle città, la Natura continua a offrirci una moltitudine di benefici. Gli alberi, i prati, le siepi, i fiori, persino il suolo sotto i nostri piedi, svolgono funzioni essenziali per la nostra salute e per l’equilibrio climatico. Sono i cosiddetti servizi ecosistemici, suddivisi in tre grandi categorie: approvvigionamento, regolazione e cultura.

La prima riguarda i benefici materiali, come la produzione di cibo, legname e biomassa – risorse tangibili che la Natura ci offre da sempre.

I servizi di regolazione, invece, agiscono in modo più sottile ma determinante: la vegetazione urbana contribuisce ad assorbire anidride carbonica, a regolare la temperatura, a gestire le piogge, a purificare l’aria e ad attenuare il rumore urbano, migliorando la qualità della vita anche nei contesti più densi e artificiali.

Infine, i servizi culturali ci ricordano che la Natura non è solo utile, ma anche profondamente significativa. Passeggiare in un’area verde migliora l’umore, stimola la salute psicologica, favorisce la socialità, l’attività fisica, la partecipazione civica e la connessione intergenerazionale. Giardini condivisi, orti urbani, aree gioco e momenti di contemplazione sono veri strumenti di prevenzione e cura pubblica, perché trasformano lo spazio urbano in un ambiente di relazione e rigenerazione.

 
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QUANDO IL VERDE ENTRA IN CASA

Ma cosa succede quando non possiamo uscire? Quando trascorriamo la maggior parte del nostro tempo in ambienti chiusi, tra pareti artificiali e luci fredde? In questi casi, possiamo portare la Natura dentro casa – o, meglio, progettare gli spazi affinché parlino il suo linguaggio. È il principio del Biophilic Design, un approccio all’architettura e all’interior design ispirato alla Biofilia, ovvero la nostra tendenza innata a cercare connessione con la vita.

Non si tratta solo di decorare con qualche pianta ornamentale. Il Biophilic Design lavora su elementi strutturali e sensoriali: luce naturale, ventilazione, materiali e forme ispirate alla natura, presenza di vegetazione, suoni armoniosi, profumi, viste rilassanti. L’obiettivo è creare ambienti evolutivamente compatibili con il nostro organismo, capaci di favorire concentrazione, salute mentale e recupero psicofisico.

Le evidenze scientifiche parlano chiaro: gli spazi progettati secondo questi principi migliorano la funzione cognitiva, riducono lo stress, aumentano la produttività e rafforzano la salute generale, diminuendo anche l’incidenza dei giorni di malattia. In un’epoca in cui trascorriamo oltre il 90% del nostro tempo in ambienti chiusi, questi aspetti non sono secondari, ma essenziali.

 

giardino anziano lettura foto shutterstock Jeanie333 min

NON SOLO ALBERI: L’INTELLIGENZA DELL’ECOSISTEMA

Quando passeggiamo in un bosco o ci sediamo in un parco, spesso percepiamo l’ambiente come un insieme di alberi. In realtà, ciò che ci fa stare bene è l’intero ecosistema: le piante del sottobosco, i fiori spontanei, gli insetti impollinatori, i piccoli animali, i ruscelli, i microrganismi del suolo e dell’aria. Tutto contribuisce a creare un sistema complesso, vivo, interattivo, che ci influenza profondamente.

Prendiamo l’acqua: la sua sola presenza genera effetti immediati. Che si tratti di un ruscello, di una fontana o del suono della pioggia, l’acqua rilassa, riequilibra, e migliora il tono dell’umore. Gli ioni negativi diffusi in ambienti ricchi d’acqua sono associati a una migliore qualità del sonno, una maggiore energia, un rafforzamento del sistema immunitario e persino una riduzione dello stress.

Anche le piante officinali e le erbe spontanee hanno un valore terapeutico antico e ancora attuale. La fitoterapia – oggi validata dalla medicina ufficiale – utilizza principi vegetali per sostenere la salute, trattare disturbi lievi o affiancare terapie farmacologiche. In Alto Adige, ad esempio, l’Azienda Sanitaria di Merano ha attivato un servizio di medicina complementare che integra trattamenti fitoterapici nelle cure di pazienti cronici e oncologici.

La stessa attenzione verso i principi naturali si riflette nel mondo della cosmesi e della gastronomia. Ingredienti come l’olio di lavanda, la bava di lumaca, il latte d’asina o i fiori eduli sono ormai protagonisti di formulazioni innovative e sostenibili. Lo chef Norbert Niederkofler, con la sua filosofia “Cook the Mountain”, valorizza le erbe, i germogli, i funghi alpini trasformandoli in messaggi gastronomici, capaci di raccontare i paesaggi attraverso sapori autentici e locali.

 

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VERSO UNA NUOVA ALLEANZA CULTURALE

In questo scenario, chi si occupa di fiori, piante e paesaggio ha un ruolo decisivo. Il florovivaismo, la progettazione del verde, l’educazione alla biodiversità non sono solo attività produttive o estetiche: sono strumenti di cura pubblica, di resilienza ambientale, di trasformazione culturale. Coltivare e diffondere la biodiversità vegetale significa prendersi cura della salute delle persone e dei territori. Significa costruire comunità più sane, più connesse, più consapevoli.

 

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 NOI SIAMO NATURA

Non siamo separati dal mondo naturale. Siamo parte di una grande rete vivente, che comunica, si adatta, si rigenera… e lavora, da millenni, anche per la nostra salute. Riconoscerlo è il primo passo per cambiare il nostro sguardo, il nostro modo di abitare, di progettare, di prenderci cura della vita. Perché la Natura non è un luogo da visitare ogni tanto: è parte di noi, della nostra storia, della nostra evoluzione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

AIB-Accademia Italiana di Biofilia

Da sempre Il Floricultore guarda con attenzione alla ricerca e all’innovazione, unendo teoria e pratica e offrendosi come spazio di confronto aperto e arricchente, capace di creare un terreno fertile per la crescita. È con piacere dunque abbiamo avviato la collaborazione con l’Accademia Italiana di Biofilia, un Ente tecnico-scientifico no profit volto alla ricerca, alla formazione e alla consulenza, composto da una rete interdisciplinare di esperti. Anche in questo modo ci auguriamo di poter contribuire al dibattito scientifico e culturale su temi di grande attualità e rilevanza per tutto il nostro settore.

       

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