Valutare il Capitale Naturale: perché anche la natura ha un valore economico
Riconoscere e misurare il valore dei beni naturali è una sfida culturale, politica e metodologica. Ma è anche un passaggio necessario per integrare il Capitale Naturale nelle scelte pubbliche e private e promuovere una reale transizione ecologica, orientata al benessere collettivo e intergenerazionale. Sono questi i temi affrontati nel nuovo appuntamento con l’Accademia Italiana di Biofilia (AIB)

a cura di Stefania Troiano
Professoressa Associata di Economia Agraria, Alimentare ed Estimo Rurale, Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche, Università degli Studi di Udine
Membro Comitato Scientifico dell’Accademia Italiana di Biofilia (AIB)
(La Repubblica) Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni
-Dall'articolo 9 della Costituzione Italiana-
Il valore che hanno le risorse paesaggistico-ambientali è comunemente riconosciuto essere rilevante, molto rilevante. La revisione della Costituzione realizzata nel febbraio 2022, intende affermare proprio tale valore, a favore della collettività presente e futura. All’articolo 9, infatti, è stato aggiunto il rilievo dato al Capitale Naturale riconoscendo “la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. In aggiunta, nell’articolo 41, che tratta di esercizio dell’iniziativa economica, è precisato che quest’ultima non possa svolgersi “in modo da recare danno alla salute e all’ambiente” e che possa essere indirizzata e coordinata anche “a fini ambientali”, oltre ai già previsti fini sociali.
Un valore di notevole entità, quindi, quello che fa capo al Capitale Naturale, posto che è stato costituzionalmente sancito. Ma a quanto ammonta tale valore? La domanda non è banale se inserita nel contesto quotidiano, in cui le scelte, legate alla comparazione di costi e benefici, muovono quasi tutte le nostre azioni, come la Commissione Europea ha evidenziato in un Rapporto tecnico di luglio 2025 intitolato “Monetary valuation of environmental impacts”. Se il beneficio che si deriva dalla conservazione delle sopramenzionate risorse paesaggistico-ambientali è superiore al costo che il loro mantenimento o ripristino implica, allora “conviene” procedere con le attività rivolte alla loro tutela. È questa la logica che utilizziamo comunemente per decidere se fare o non fare, sebbene qui sia espressa in modo volutamente semplice, ma efficace.

La razionalità economica che sta alla base di questo meccanismo di comparazione di benefici e costi, che si pone l’obiettivo di massimizzarne la differenza, trova però un ostacolo di non poco conto: come si misurano i benefici che derivano da un bel paesaggio, dalla conservazione o dal ripristino delle risorse ambientali? Rendere tali benefici visibili, esprimendoli in maniera comprensibile, è un compito che numerosi ricercatori si sono posti negli anni, con l’obiettivo di trovare un modo che consenta di contemplarli nei processi decisionali. Una opportunità di dare visibilità a questi benefici è data dall’utilizzo di un’unità di misura a tutti nota, ossia la moneta. Beninteso, non si tratta di portare sul mercato la natura per mercificarla! L’obiettivo del sopraesposto ragionamento è esattamente opposto. Qui si vuole includere, integrandoli, i valori della biodiversità e dei servizi ecosistemici nei processi decisionali sia degli attori privati sia di quelli pubblici, a tutti i livelli, per evitare di tralasciarli o di trascurarli.

Giungere a quantificare in termini monetari questi valori non è semplice. Già la definizione del “valore” da misurare comporta delle difficoltà, in quanto molteplici sono le tipologie di utilità riconoscibili ai benefici apportati da risorse paesaggistico-ambientali al benessere della collettività. Si tratta, infatti, non solo di valori economici, ma anche, ad esempio, di valori sociali, culturali, ecologici, spirituali, simbolici, terapeutici che derivano da tali risorse. Il passo successivo alla definizione del “valore” che si intende quantificare è l’individuazione del metodo di stima economico-monetaria dello stesso. L’ampia letteratura scientifica sulla valutazione economica (monetaria e non) dei beni paesaggistico-ambientali fornisce un rilevante supporto in tal senso. Negli anni sono state studiate e migliorate diverse metodologie che tengono nel debito conto i succitati peculiari valori dei beni e servizi che compongono il Capitale Naturale.
Una raccomandazione emerge preponderante dagli studi finora condotti: la necessità di educare la collettività alla valutazione dei benefici che derivano da una gestione delle risorse paesaggistico-ambientali in sintonia con la sostenibilità e alla condivisione delle scelte che riguardano il loro utilizzo e la loro valorizzazione. Rendiamo quindi il valore economico della natura visibile, per decidere meglio e, auspicabilmente, contribuire a migliorare il nostro benessere!
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