Liberalizzazione degli ordini professionali: gli agronomi non ci stanno

 

12 Agosto 2011 - «Ciò che è stato fatto uscire dalla porta si vuol far rientrare dalla finestra. Il CONAF ribadisce con forza la sua contrarietà al tentativo di reintrodurre, con il Decreto anti-crisi, le misure di liberalizzazione degli ordini professionali come contenuto nell’emendamento “39 bis” e poi non formalizzato». Andrea Sisti, presidente del CONAF il Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali, interviene così sulle dichiarazioni del Ministro Tremonti sull'argomento.

«Indubbiamente – prosegue Sisti – c’è bisogno di nuove forme organizzative per lo svolgimento della professione, reti di professionisti, società multidisciplinari, riordino dei percorsi formativi ed anche una visione moderna che guarda al futuro di professioni della green economy. Scambiando però la competenza e la responsabilità personale con la responsabilità patrimoniale e di mercato non credo si faccia tanta strada. La comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, certamente non parla di liberalizzazioni selvagge, ma di condivisione in un percorso europeo nella mobilità dei cittadini e dei professionisti. Un indirizzo per riformare la direttiva qualifiche professionali che la Commissione attraverso il Libro Verde che è al centro di un percorso di partecipazione (il 20 settembre termineranno le osservazioni), ha posto in essere. Appare strano che gli Ordini professionali siano stati invitati a formulare osservazioni entro il 5 settembre dal Ministero di Giustizia per poi essere convocati presso il Ministero delle Politiche Comunitarie al fine di esprimere una posizione condivisa sulla riforma della direttiva qualifiche entro il termine stabilito dalla Commissione (20 settembre). Oggi invece si deciderà senza aver ascoltato gli Ordini e probabilmente senza tener conto di quello che l’Europa indica con i propri atti».

«Favorire una carta professionale europea, migliorare gli standard di qualità, la responsabilità e la formazione. Normalizzare i servizi come recita il punto 2.5 della comunicazione della Commissione non significa abolire le regole del nostro sistema professionale, ma definire standard omogenei in tutta l’Europa. Questa deve essere una politica condivisa se vogliamo veramente un’Europa dei cittadini, dell’integrazione della mobilità professionale e della convivenza civile. Noi dottori agronomi e dottori forestali abbiamo dato sempre il nostro contributo e vogliamo continuare a darlo. Spero che il 5 settembre se ne possa discutere senza pregiudizi per portare a Bruxelles la nostra ricetta e condividerla con gli altri Paesi europei. La crescita non si fa senza teste pensanti: idee e confronto per il futuro. Spero che oggi il Consiglio dei Ministri decida secondo gli atti emanati dalla Commissione Europea e non secondo l’ennesimo “copia incolla”», conclude Sisti.

       

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