Controllo della fioritura? È tutta questione di strigolattoni

È questo il nome degli ormoni vegetali da poco scoperti da ricercatori e ricercatrici dell’Università di Torino, capaci di promuovere la transizione della pianta dallo stadio giovanile a quello adulto e lo sviluppo dei fiori

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Fiori di pomodoro e molecole organiche dei strigolattoni (SL)

 

Una ricerca appena pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), condotta da un gruppo di ricercatori e ricercatrici coordinati da Francesca Cardinale, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, ha indagato l’effetto che l’ultima classe di ormoni vegetali in ordine di scoperta, gli strigolattoni, ha sulla fioritura. Il lavoro è stato condotto su una specie di grande interesse alimentare, il pomodoro, che è anche una pianta modello per studi molecolari.

La ricerca ha dimostrato come questi ormoni vegetali siano in grado di promuovere la transizione della pianta dallo stadio giovanile a quello adulto, e lo sviluppo dei fiori. «Ci occupiamo di queste molecole da diversi anni, da prima ancora che fossero identificate come ormoni», spiega la Francesca Cardinale, coordinatrice del gruppo di lavoro. I primi effetti noti degli strigolattoni, che sono studiati ormai dagli anni ’60 del secolo scorso e sono associati a microrganismi e piante parassite. Alla scoperta del loro ruolo ormonale, nel 2008, abbiamo cominciato ad investigare a fondo anche il loro ruolo in caso di stress ambientale, specialmente siccità. Durante questi studi, ci siamo accorti che piante di pomodoro geneticamente compromesse nella produzione di strigolattoni fiorivano poco e tardi, soprattutto in caso di stress. Abbiamo anche notato che il trattamento con strigolattoni di sintesi, o una iperattivazione della loro via biosintetica nelle foglie e fusto, portava a una fioritura precoce e più abbondante. Questa iperattivazione si può ottenere in maniera relativamente facile innestando un fusto in cui la produzione di strigolattoni è normale, su un portainnesto (radici) che invece sia difettoso. Il fusto percepisce la carenza radicale e attiva la produzione in loco; questa, a sua volta, stimola la fioritura».

Partendo da queste osservazioni i ricercatori hanno cercato di capire più precisamente su quali tappe dello sviluppo riproduttivo si esercitasse l’azione degli strigolattoni e dove si posizionassero nella rete molecolare di modulatori della fioritura. Gli esiti dello studio aprono a sviluppi applicativi: ad esempio con pratiche di trattamento con strigolattoni contenuti in biostimolanti o con l’adozione di specifiche combinazioni di innesto. In ultima analisi è importante capire come le piante gestiscono il loro ciclo vitale sotto stress e come si possono indirizzarne i processi, se si vuole che continuino a fiorire e produrre pur confrontandosi con le temperature crescenti e l’incostante disponibilità di acqua con cui devono confrontarsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 


 

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