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NOTE PERSONALI - L’ultimo saluto

a Angelino Botrini

 

Il ricordo del noto ibridatore e floricoltore di Viareggio scomparso all'età di 89 anni

 

Con la scomparsa di Angelino Botrini la floricoltura italiana perde un altro protagonista. Floricoltore di seconda generazione e con una grande passione in particolare per i garofani, iniziò a creare le sue prime varietà ancora minorenne. Nella sua lunga carriera ha collaborato con alcune tra le più rinomate aziende del settore.

Lasciamo il ricordo della sua lunga carriera alle parole di Arturo Croci, non prima di aver formulato le più sentite condoglianze da parte della Direzione e Redazione de Il Floricultore, a nome anche di tutti gli amici e colleghi florovivaisti, alla moglie Laura, la figlia Attilia e il figlio Pietro che prosegue l’attività, ai quali assicuriamo la vicinanza nella preghiera.

 

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Il primo brevetto varietale di Angelino Botrini, registrato a nome del padre Pietro poiché era ancora minorenne

 

Sono in Thailandia, a Phuket, nella casa dell’olandese Robert Zurel, già amministratore delegato della Zurel International. All’improvviso, la notte del 19 marzo, mi arriva un messaggio da Valter Pironi: «Piero Andreani ha appena informato che Angelino Botrini, 89 anni, ci ha lasciato».

Avevo chiamato Angelino qualche settimana prima di partire e quando gli chiesi come stava, mi rispose: «Non va per niente bene». Da parte mia ribattei: «Dai, presto arriverà la primavera e vedrai che andrà tutto a posto». Con l’ironia che gli era solita mi disse: «In verità mi ci vorrebbe qualcuno che mi tolga una ventina d’anni». Eravamo rimasti d’accordo che sarei passato a trovarlo al mio ritorno.

La storia di Angelino si perde nella leggenda. Figlio d’arte di Pietro, è spedito a Sanremo da Ermanno Moro a imparare l’arte dell’ibridazione dei fiori. Tornato a casa, Angelino si mette a ibridare garofani e ottiene diverse varietà, la prima sarà brevettata il 3 novembre 1953 al n. 530510 a nome del padre Pietro, poiché Angelino era ancora minorenne. 

Di carattere vivace, Angelino ha molti progetti e presto nasce un certo disaccordo con il padre. Decide quindi di mettersi in proprio. Si sposa anche, ma il matrimonio dura solo qualche mese. Dopo la separazione torna dalla vecchia fidanzata, Laura, dalla quale avrà due figli, Attilia e Pietro, e che sarà la donna della sua vita. Angelino inizia a collaborare con la Barberet e Blanc nella vendita delle talee e spazia in tutta Italia.

L’ho conosciuto negli anni Settanta, con la nascita del Flormart. Ha sempre collaborato con la mia rivista (Flortecnica - NdR) offrendo articoli e giudizi critici puntuali, anche se a volte crudi e privi di fronzoli.

Con Angelino, Carlo Bonetti e Magda Puccinelli abbiamo dato vita a tantissimi progetti per promuovere la floricoltura versiliese. Eravamo dei “puri”, il nostro scopo era veramente quello di fare del bene al mondo della floricoltura che stava cambiando troppo in fretta. Infinite le battaglie per il mercato dei fiori e tanti gli amministratori che hanno approfittato della nostra buona fede in nome di “un bene collettivo maggiore”. Angelino era così arrabbiato che un giorno mi disse: «Non vado alle riunioni e se vado sto zitto perché altrimenti gli do delle idee».

Oramai Angelino è un mito, collabora con importanti aziende italiane e nel 1999 Ascenso Mancini, floricoltore di Palagiano mi chiama e propone Botrini per il Garofano d’Argento, premio che gli sarà assegnato dalla Associazione Culturale I Fiori di Giarre e dell’Etna il 9 novembre. 

Con Giovanni Serra iniziamo la stesura del libro “Floricoltura Italiana”: Angelino è la memoria storica che ci permette di descrivere la storia della floricoltura in Versilia, in Toscana, in Puglia e in molte altre regioni. Quando gli porto il libro Angelino scorre le oltre 1.500 persone citate, mi guarda furbescamente e dice: «Arturo, sei sicuro che quella fosse tutta brava gente?». Sorrido e rispondo: «Angelino, lo so che diversi di quelli erano dei furbi, ma che vuoi, la morte livella tutto».

Ho chiesto ancora aiuto ad Angelino per il libro, sempre a quattro mani con Giovanni Serra, sulla storia dell’ibridazione dei fiori in Italia e lui ancora una volta è stato una fonte ricca e puntuale di documenti e testimonianze.

Angelino Botrini è stavo veramente un grande pioniere della floricoltura, forse l’ultimo, ed entra a testa alta nella leggenda.

Ciao Angelino, viva la vita, sempre.

Arturo Croci

 


       

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