Il cambiamento climatico manda in tilt alberi e piante

La minaccia maggiore arriva dagli inverni miti. È quanto emerso da un convegno organizzato dall’Università di Bologna, CLAI, cooperativa agroalimentare emiliana, e Fondazione Cassa di Risparmio di Imola intitolato “Giardino storico e cambiamento climatico: una sfida o un’opportunità”

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Il cambiamento climatico può provocare conseguenze profonde su alberi e piante. Partendo da questo assunto, numerosi esperti supportati da Alberta Campitelli, vicepresidente del comitato scientifico di APGI, sono intervenuti a Sasso Morelli di Imola, portando la propria conoscenza e le proprie competenze nell’ambito del convegno intitolato “Giardino Storico e cambiamento climatico: una sfida o un’opportunità”.

«C’è il rischio che alberi e piante vadano in confusione», ha spiegato Luca Corelli Grappadelli, professore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, che ha promosso l’incontro. Attenzione, però, il problema non è legato solo alle estati sempre più torride e neppure all’eccesso o alla mancanza di precipitazioni. «Ci sono aree nel mondo in cui vengono raggiunte temperature estremamente elevate e le piogge sono quotidiane, o quasi», ha chiarito il professore. «Eppure in tali contesti le piante dimostrano di sapersi adattare in modo sorprendente».

La minaccia arriva soprattutto dagli inverni miti. «Nella stagione rigida», continua Corelli Grappadelli, «le piante perenni come gli alberi, grazie alle temperature basse, azzerano gli orologi biologici che regolano il ciclo di crescita annuale. Quest’ultimo prevede la crescita dapprima delle radici, poi dei germogli, con la differenziazione delle gemme, e l’eventuale ciclo della fruttificazione. Tutte queste fasi, per essere sincronizzate tra loro, hanno bisogno del “reset” generale dell’inverno e delle sue basse temperature».

Se gli inverni si mettono a “fare concorrenza agli autunni” non arriva il segnale atteso e il nuovo ciclo vegetativo ha più difficoltà a ripartire nel momento opportuno. Tutto ciò ha conseguenze sia per gli alberi ornamentali sia per quelli da frutto, ma nel secondo caso la situazione è più complessa. Il rischio, come è stato spiegato dal professore, è di trovare sullo stesso ramo gemme, foglie, fiori o frutti in una successione del tutto estranea a ogni regola dettata da Madre Natura.

«Il rispetto per la natura e per la sua bellezza dovrebbe essere un impegno fondamentale e categorico per ogni attività d’impresa», è stato il commento di Giovanni Bettini, presidente CLAI. «La capacità di mettersi in connessione con l’ambiente che ci circonda contribuisce infatti a definirci e ad assegnarci un valore come esseri umani».

 


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