Luglio 16, 2024

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Magia generatrice della Natura

 

Fra i ritagli di quella regione che i latini chiamarono Campania Felix per la ricchezza e la fertilità del suolo anche una semplice composizione floreale invita a fare pace con la terra

 

di Anny Pellecchia

 

Ore 6:30, Mercato dei Fiori di Castellammare di Stabia (NA), chiudo lo sportello del furgone, il vano di carico è pieno come un uovo. Imbocco l’autostrada, direzione Salerno. Ormai è giorno, la Natura che a tratti incontri lungo la strada si è risvegliata. Centinaia di peschi, ciliegi, albicocchi, prugni in fiore si diramano dalle colline fino a pochi metri dal guardrail. Alberi maestosi dagli alti rami regalano a chi è in viaggio uno scenario del tutto inaspettato. È quel che rimane di un passato agricolo glorioso. Per puro caso piccole aree nella Piana dell’Agro nocerino-sarnese non sono state inghiottite dalla sciagurata cementificazione dei decenni passati.

Invidio i viaggiatori del Gran Tour che videro e raccontarono questa Campania Felix, ricca di fiori, frutta e laboriosi contadini. Ricordi che si possono ancora ascoltare dalla generazione di mio padre (classe 1930), il quale, nocerino, agli inizi degli anni ’50, appena ne vide l’inesorabile trasformazione, si trasferì per sempre a Salerno.

Guidando, rendo omaggio nella mia mente al piccolo poetico “Hanami”, la parola è giapponese e significa letteralmente “ammirare i fiori”. Il popolo del Sol Levante da più di mille primavere festeggia la fioritura degli alberi di ciliegio. Oggi il Giappone vanta 600 varietà di Prunus, sia specie endemiche sia ibridi addomesticati. Il colore varia dal bianco al cremisi. Il più conosciuto è quello rosa pallido, varietà ‘Yoshino’. Milioni di giapponesi si incontrano nel parco di Maruyama a Kyoto o nel parco di Ueno a Tokyo, nel castello di Himeji e quello di Hirosaki per ammirare le fioriture, organizzare picnic, passeggiare, fare gite in barca.

Il messaggio è di grande importanza culturale-filosofico: contemplare con gioia la bellezza della Natura e dell’esistenza, ricordarsi della fragilità della vita e, al tempo stesso, della rinascita.

Ore 7.30, arrivo a Salerno. Scarico i bei fiori. Ho ancora nella mente le immagini che la Natura mi ha appena regalato, desidero creare fasci simili: rami di pesco «con piccole fioriture da pedale», come diceva il maestro Ippolito Pizzetti. Voglio far entrare nelle case dei miei concittadini il profumo delle freesie, dei giacinti, delle giunchiglie, voglio far cadere sui loro tavoli e al suolo con la lentezza e delicatezza infinita di 5 cm al secondo un petalo di fior di pesco. È questo che penso mentre sistemo i fiori nei vasi. Il primo “buon giorno” è di Michela, giovane cliente habitué del negozio. Con quel visetto spruzzato di lentiggini e i lunghi capelli rossi mi chiede un bouquet.

«Posso proporti un fascio alto…». Non riesco neanche a finire la frase che Michela mi dice: «Per carità, odio i fasci alti! Non potrò mai dimenticare i miei diciotto anni. La fiorista del mio paese mi consegnò un fascio bruttissimo. Da allora non mi piacciono».

Sicuramente era un fascio dove i fiori bisticciavano tra di loro. Ne ho visti parecchi nella mia vita, pieni di errori negli accostamenti di colore, forme, volumi, incarto.

Il problema ora era allontanare Michela da quel brutto ricordo, e costruirne uno nuovo di zecca, bello, da portare con sé per sempre. «Michela, se sei qui è perché ami i fiori, che ne dici di comporre con me un nuovo fascio? Dovremo però immaginare di essere all’aperto, vieni».

Siamo sulle “colline in fiore”, tagliamo con le cesoie i rami di Pesco, intanto qualche petalo le cade sui capelli! Ride Michela. Le faccio “cogliere” fresie e tondi ranuncoli, le giunchiglie hanno un profumo fortissimo. «Sai», le dico, «nel vesuviano questi piccoli fiori li chiamano “pasta e ceci” perché il perigonio (parte esterna dei petali) è bianco e la corona è giallina». Le piacciono i tulipani, è indecisa sui colori: «Prendi quelli che ti chiamano per primi», le suggerisco. «Senti com’è fresco il profumo della ginestra».

Lo squillo del telefono ci riporta in negozio. Il bancone è ancora un po’ in disordine, con la scopa ripulisco il pavimento dalle foglie e dai gambi mozzati, alzo il fascio verso il cielo. Michela lo guarda incredula, commossa, felice. Dice semplicemente: «È bellissimo».

«La Natura è bellissima, cara Michela, dobbiamo solo imparare a guardarla veramente».

 

[Tratto da IL FLORICULTORE, Aprile 2017]

Anny Pellecchia

>> Cresciuta nello storico negozio di fiori di famiglia a Salerno e in un giardino incantato realizzato da mio padre Ugo Pellecchia non potevo che continuare la tradizione e scrivere le mie "Riflessioni tra i fiori" per Il Floricultore. Perché il mondo del verde ha sempre qualcosa da raccontare!

       

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