Quelli che han reso più bello il Bel Paese
Esce per Mursia una storia della floricoltura italiana che contiene le biografie, gli eventi, le realtà imprenditoriali che hanno segnato il percorso e l’evoluzione di questo settore. Elena Accati, illustre studiosa e ricercatrice, l’ha letta per noi
FLORICOLTURA ITALIANA
Storie, uomini, aziende
di Arturo Croci e Giovanni Serra
Mursia Editore, Milano 2014
336 pagine, 23,00 €
Si sentiva davvero la mancanza di un libro in grado di parlare dei floricoltori di ieri e di fornire incoraggiamenti e consigli a quelli di oggi e a quelli che vorranno in futuro dedicarsi al meraviglioso settore della floricoltura, arte nobile che richiede conoscenza, impegno, dedizione, ma anche passione e creatività.
Non posso che rallegrarmi perciò per la pubblicazione di un volume preparato con grande cura e ricchezza di dati, da due valenti studiosi, l’uno diplomato alla Scuola di Orto-Floro-Frutticoltura di Minoprio (CO), eccellente divulgatore, lavoratore infaticabile, conoscitore delle realtà floricole del mondo intero, l’altro professore ordinario di Floricoltura presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ricercatore eccellente, ottimo docente, membro delle più importanti associazioni e società scientifiche nazionali e internazionali. Nei libri molto spesso si incontrano tante parole inutili mentre quelle usate da Croci e Serra sono tutte indispensabili in quanto offrono spunti per riflettere, ragionare e meditare.
Il testo, la cui pubblicazione è stata sostenuta da “Orticolario”, prestigiosa manifestazione floricola, traccia in modo sintetico ed essenziale l’evoluzione dell’arte di coltivare le specie ornamentali, caratterizzata dall’avere origini assai antiche. Fin dal neolitico l’uomo si è fatto affascinare dalla bellezza, dal profumo e dal colore dei fiori: i Romani li coltivavano per celebrare i trionfi di condottieri e imperatori o per rendere più gradevoli cibi e vivande; nel Medioevo piante e fiori venivano usate a scopo medicinale.
Interessante e assai ben documentato il ruolo dei plant hunter, i cacciatori di piante: a loro dobbiamo la ricchezza del nostro attuale assortimento varietale. La floricoltura industriale ha visto la sua nascita nella seconda metà dell’Ottocento e ha trovato il suo maggiore sviluppo in Liguria che, per molto decenni, è stata la regione maggiormente importante nel settore in Italia.
Viene esaminato l’incremento delle superfici floricole dal ’900 con le relative esportazioni, la meridionalizzione, la globalizzazione, la nascita di “Euroflora”, avvenuta nel 1966, le cause della crisi energetica e le relative conseguenze. La floricoltura italiana, al contrario di altre, possiede una storia; e questa è stata scritta da grandi uomini. Si è giunti poi al progressivo declino della floricoltura dovuto a numerosi fattori (competizione con altri Paesi più favoriti dal punto di vista climatico, costi di manodopera e di materiali elevati, carenza di formazione, scarsa partecipazione degli operatori a manifestazioni per loro appositamente organizzate ecc.). Guardando al futuro, ecco una sorta di decalogo:
1) decifrare i segnali che arrivano dal mondo;
2) leggere tutto in maniera sistematica;
3) ascoltare e osservare attentamente;
4) viaggiare osservando quello che fanno e come si comportano quelli che operano più lontano;
5) rimarcare le differenze;
6) porre domande;
7) discutere e condividere le conoscenze con gli interlocutori;
8) organizzare le informazioni acquisite;
9) formulare una visione di prospettive aggiornandola costantemente;
10) crearsi uno stile di vita adeguato al lavoro del floricoltore.
Già nel 1920 si diceva che: “Nessun uomo può svolgere un ruolo importante nel mondo se non crede nel futuro del mondo”. Questo è tanto più valido in questo periodo caratterizzato da grande incertezza e insicurezza.
Un prezioso capitolo è quello relativo all’analisi di concetti chiave . Eccone alcuni: acqua, che va usata in misura minore, meglio e non sprecata; alleanze (le dimensioni delle aziende assai ridotte sono sempre state un grande problema della floricoltura italiana);
assortimento spesso troppo limitato; automazione (la manodopera è una voce consistente del bilancio ); misurarsi con se stessi e con gli altri; business plan per non vivere alla giornata; certificazioni (il prodotto è pagato per quello che dà, non per come e dove è stato ottenuto) ; competitività; comunicazione (fare conoscere e farsi conoscere); creatività per sfuggire alla mediocrità. E ancora formazione, immagine, innovazione e tanti, tanti altri consigli, tutti utilissimi.
Come si diceva la floricoltura italiana possiede una lunga storia, per questo motivo nel libro vengono descritti i personaggi che l’hanno fatta, che hanno spese energie per far sì che si affermasse nel mondo.
E allora un invito ai floricoltori: abbiate uno scatto di orgoglio, reagite per ritornare ad essere tra i primi del mondo e a chi deve scegliere una professione, un consiglio: coltivate fiori recisi, vasi fioriti, un lavoro che può regalarvi grandi gioie.
A Croci e a Serra un grande sincero grazie per questa opera unica e preziosa!
Elena Accati
[Tratto da "Il Floricultore", n. 1-2, Gennaio-Febbraio 2015]