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È l’ora dei TULIPANI!

 

A ogni fiore la sua stagione. Ho resistito stoicamente a chi me li chiedeva in estate e autunno perché desidero che i clienti si riapproprino dell'emozione dell'attesa

 

di Anny Pellecchia

 

Si è aperta la stagione dei tulipani! Ho resistito stoicamente a chi me li chiedeva in estate e autunno perché desidero che i clienti si riapproprino dell’emozione dell’attesa. I fiori, come la musica, devono rispettare i tempi e se questo non avviene si crea una stonatura nella melodia delle quattro stagioni.

Certo, i tulipani in Italia si vendono come il pane, non so quanta gente mi dice: «È il mio fiore preferito».

Gli italiani credono davvero che l’Olanda sia un Paese incantato: mulini a vento, olandesine con le cuffie bianche e tanti tulipani!

Ma la nostra passione per il tulipano non si lega sempre alle belle favole che ci tramandiamo. Per esempio la “tulipanomania” fu una speculazione commerciale che dal Seicento in poi contagiò gran parte dell’Europa. I bulbi diventarono merce di scambio, oggetti di quotazioni variabili come le azioni. Molti ebbero il coraggio di barattare i loro beni per possedere un solo bulbo. Poi fu la moda a coinvolgere la gente. Le donne francesi lasciavano scivolare furtivamente nelle loro vertiginose scollature un tulipano, e i pittori fiamminghi fecero di quella corolla multicolore il soggetto principale delle loro immagini. Ancora oggi, gli americani identificano le curve del tulipano con la forma della bottiglia più famosa.

Neanche le ragioni degli olandesi (“per nulla misteriosi, espliciti, logici e razionali”) ci accomunano. L’Olanda, “pantano d’Europa”, non era certo baciata dagli Dei come l’Italia. In quel grigio e freddo Paese calvinista scarseggiava la luce del sole e il tulipano, con la seduzione dei suoi colori, li stregò letteralmente, fino a diventare la loro risorsa nazionale.

Ma come hanno fatto i tulipani a farsi largo nei gusti di noi italiani “sognatori, navigatori, santi, poeti, e passionali”? Tutto incominciò nel 1939, quando tre belle nederlandesi-ungheresi di lingua italiana, il celebre trio Lescano, ci sedussero con una canzonetta: il ritornello “Parlano d’amore tulli, tulli, tulli, tullipan…” veniva cantato da tutti, Duce e re Vittorio Emanuele III compresi!

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Il secondo passo del fiore ormai famoso alla conquista dell’Italia fu il personaggio pubblicitario dell’olandesina che dalla neonata tv di Stato si mise a lavare i panni degli italiani anni Cinquanta. Entrava ogni sera nelle nostre case attraverso la finestra di Carosello e tutti cominciammo a canticchiare “Mira, mira l’olandesina!”. Come potevamo noi italiani, anche cantanti, non innamorarci dei tulipani e delle olandesine? Il bello è che quando dico ai clienti che il Paese d’origine dei tulipani non è l’Olanda, ma la Persia, quasi ci rimangono male! Pensare invece che solo a Kabul, nei lontani tempi di pace di quelle lande mediorientali, si contavano ben 33 varietà spontanee di tulipani.

Un soldato inglese, Tim Checketts, reduce dalla seconda guerra del golfo in Iraq, mi disse che a Baghdad, entrando nel palazzo-reggia di Saddam Hussein ormai semidistrutto dalle operazioni belliche, trovò giardini che erano stati magnifici, ma ormai ridotti a totale degrado.

«Il giardino è rimasto solo, la gente non pianta più fiori, nei villaggi si vedono cannoni e macchine da guerra», è il canto della poetessa iraniana F. Farrokhazad. La terra delle “Mille e una notte”, dove i tulipani accompagnarono scambi di promesse e pegni d’amore, non riesce più a trovare quella serenità che anche nella canzone “Tullipan” viene desiderata: «…in un incanto sospiroso i tulipani parlano d’amore, che pace, che pace».

Purtroppo, non ebbe lieto fine nemmeno la storia delle tre sorelle Lescano, le quali furono arrestate dal Regime con l’accusa di spionaggio, e la scoperta della loro ascendenza ebraica le obbligò poi a riparare in Argentina.

Forse la pittrice messicana Frida Kahlo non sbaglia quando, amara, sentenzia: «Gli uomini immancabilmente riescono a trasformare i sogni in incubi».

 

[Tratto da IL FLORICULTORE, Marzo 2013]

 

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Anny Pellecchia

>> Cresciuta nello storico negozio di fiori di famiglia a Salerno e in un giardino incantato realizzato da mio padre Ugo Pellecchia non potevo che continuare la tradizione e scrivere le mie "Riflessioni tra i fiori" per Il Floricultore. Perché il mondo del verde ha sempre qualcosa da raccontare!

       

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