Dahlie, fuochi d’artificio naturali
Gia' Goethe le coltivava nel suo giardino a Weimar e ancora oggi sono apprezzate per decorare giardini e balconi, dove fioriscono generose fino ai primi geli
Novembre è l’ultimo mese in cui le dahlie fioriscono. La prima volta che rimasi incantata dinnanzi a questo fiore, così ricco di petali, fu da ragazza: passeggiavo d’estate nel parco di Villa Cimbrone a Ravello (Costiera Amalfitana) e d’improvviso mi trovai di fronte ad un filare di dahlie, sembravano enormi fuochi d’artificio, un’emozione difficile da dimenticare. Ancora oggi non voglio mancare all’appuntamento fiorito e ogni anno, compreso questo, mi reco in “pellegrinaggio” in Costiera per rivivere lo stesso piacere.
Certo, Villa Cimbrone ha uno dei terrazzi più belli al mondo, “Il terrazzo dell’infinito” …dove mirando interminati spazi …per poco il cor non si spaura… (G. Leopardi), ma io ho sempre amato i vialetti dei vecchi giardini che, oltre a regalare frescura, si trasformano in veri e propri dedali dov’è piacevole perdersi tra il profumo del muschio, i fiori e le statue mitologiche.
Tempo fa chiesi a mio padre perché non vendevamo dahlie nel nostro negozio; la risposta fu semplice: durante la guerra le coltivava con i fratelli in giardino, era un fiore facile, dava grandi risultati con pochi sforzi, non si ammalava mai, cresceva in fretta in qualsiasi terreno. Qualche difetto però l’aveva: il gambo troppo tenero doveva essere sostituito con delle bacchette di legno, si usava solo per i funerali e, purtroppo, durava poco. Oggigiorno per fortuna la situazione è decisamente diversa: ci sono nuove e più resistenti varietà e la scelta è più ampia!
È vero inoltre che nei Mercati dei fiori ci sono migliaia di fiori, tutti bellissimi, eppure anche lì le dahlie hanno recentemente richiamato la mia attenzione. Un giovane produttore, sveglio come un fringuello (nonostante le cinque del mattino!) mi si è avvicinato per propormi l’acquisto! Belle erano belle, bianco latte, fuchsia, arancio, rosse; perfetto anche il packaging ovvero l’imballaggio. Gli chiesi da dove arrivassero. «Le coltiviamo noi», mi ha risposto orgoglioso, «a Pompei ai piedi del Vesuvio. I tuberi ce li mandano dalla Germania. Il produttore tedesco parla tedesco, io parlo napoletano e non ci capiamo per niente, ma il risultato è di fronte ai tuoi occhi!».
«Stupefacente! Pensa se vi capivate cosa poteva venir fuori», ho risposto ridendo.
Francesco, questo è il suo nome, ha continuato: «Il prodotto è perfetto lo so. Le dahlie piacciono e iniziano a comprarle per i matrimoni. Nonostante ciò la vendita è comunque impegnativa: durano poco e il caldo del Sud non ci aiuta e in più molti le scambiano per crisantemi».
Ho voluto rassicurarlo: «La globalizzazione ti verrà incontro e aiuterà il tuo lavoro. In Germania le riviste di arte floreale – prime in Europa per bellezza e tecnica – usano spessissimo le dahlie nei loro lavori. E vedrai che ben presto questa moda arriverà anche da noi. Gli italiani, si sa, sono esterofili e i tuoi fiori molto presto andranno a ruba».
La Germania in effetti ha un grande amore per le dahlie. Queste ultime pur avendo natali oltreoceano – sono infatti originarie delle zone montuose del Messico e del Guatemala dove erano conosciute dagli aztechi col nome di cocoxochitia – in Europa arrivarono nel 1789/90 e in Germania, a Berlino, un decennio dopo nel 1804.
Nessuna passione nazionale nasce per caso. La dahlia ebbe un testimone d’eccezione: il “padre” Johann Wolfgang von Goethe. Il sommo poeta le conobbe già sessantenne e, assieme alle altee (Althaea – NdR) e ai garofani, amò svisceratamente anche le dahlie. Se le andava a scegliere personalmente dai floricoltori. La sua casa ne era letteralmente invasa. Molte varietà oggi forse scomparse hanno portato il suo nome e a coloro che dicevano che breve era la durata, sicuramente avrà risposto: «Tutto ciò che nasce cerca spazio per sé e vuole durata; perciò caccia l’altro dal suo posto e ne abbrevia la durata». Come scrisse nei suoi “Aforismi sulla natura”.
Goethe non era solo un poeta, uno scrittore, un teorico della scienza, un conoscitore di musica, botanica, archeologia, architettura, un filosofo di prima grandezza. Egli era anche un romantico: aveva una natura campagnola e coltivava dahlie nel suo giardino!
P.S. Ringrazio Francesco D’Apice per avermi regalato un bellissimo fascio di Dahlie, perché, si sa, nessuno può donare fiori a donne fioriste se non i produttori!