Voucher in agricoltura
scendono a 1% del totale
Coldiretti denuncia: lo strumento introdotto in via sperimentale per la vendemmia del 2008 ha perso la sua connotazione agricola.
Da agosto 2008 - inizio della sperimentazione sull’utilizzo dei voucher per vendemmie di breve durata - al 30 giugno 2016 sono stati venduti 347,2 milioni di voucher lavoro di importo nominale pari a 10 euro. Lo ha rivelato l’Inps nel report sul lavoro accessorio, aggiornato al primo semestre del 2016. L’impiego dei voucher in agricoltura, però, scende al minimo di appena l’1,09% del totale. È questa la conseguenza di una progressiva estensione degli ambiti oggettivi e soggettivi di utilizzo del lavoro accessorio, che è andata di pari passo con l’aumento della vendita dei voucher stessi.
Coldiretti fa notare che i voucher hanno perso radicalmente la connotazione agricola. Dei 70.021.438 venduti nel primo semestre dell’anno il 14,9% sono stati impiegati nel turismo, il 14% nel commercio, l’11,4% nei servizi, il 42% nel giardinaggio e pulizia, il 4,1% manifestazioni sportive e culturali, il restante 47,1% in altre attività. «È in questo quadro», sottolinea l’associazione, «che si vanno a collocare le novità introdotte dal decreto correttivo del Jobs Act, pubblicato in Gazzetta il 7 ottobre e che, per il settore agricolo, prevedono da una parte un non irrilevante appesantimento burocratico (obbligo di comunicazione anticipata limitato ai soli 3 giorni successivi di prestazione) e dall’altra una limitazione economica (tetto di 2.020 euro per singolo committente)».
Quest’ultima limitazione è imposta alla generalità degli imprenditori, che però non scontano le pesanti limitazioni previste solo per il settore agricolo ovvero l’utilizzo esclusivo di pensionati e studenti e per le sole attività stagionali. «Le prospettive per il settore sono critiche», conclude la Coldiretti, «l’agricoltura si trova a dover pagare pegno per colpe che non le appartengono e ora si intravede anche il pesante rischio di un arretramento nell’utilizzo del voucher».
