Si è spento Gildo Spagnolli

Un’istituzione del giardinaggio italiano. Per oltre 40 anni è stato a capo della Giardineria di Bolzano, contribuendo in modo determinante a trasformare la città altoatesina in un modello di riferimento nazionale ed europeo per la progettazione e la gestione del verde urbano. Ricordiamo la sua figura con le parole dell’amico e giornalista Arturo Croci

 

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Ermenegildo Spagnolli, da tutto il mondo del giardinaggio conosciuto semplicemente come “Gildo” è scomparso il 29 luglio 2022 all’età di 88 anni. Quello che segue è una sintesi di ciò che io e Pier Paderni abbiamo publicato nel libro “Babilliria portale di universi”.

Ho incontrato Gildo diverse volte al Flormart a partire dalla prima metà degli anni settanta. Nel 1977, con l’avvio della pubblicazione di Flortecnica, il nome di questo professionista del verde pubblico veniva fatto sempre più spesso. Nel 1979 visitai per la prima volta l’URSS, fu un viaggio esplorativo, nessuno in Europa sapeva qualcosa della floricoltura e del giardinaggio nell’allora Unione Sovietica. L’unica cosa risaputa era che gli approvvigionamenti di materiale ornamentale avvenivano principalmente dalla Germania dell’Est e dalla Polonia.

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L’anno seguente organizzai il primo viaggio professionale di floricoltori e vivaisti verso l’URSS (foto sopra). Il gruppo, composto da una trentina di florovivaisti, aveva in programma Mosca e le visite professionali in Abkasia e Georgia, ovvero nel sud, dove il clima è più temperato. Fra i partecipanti c’erano due “grandi” del giardinaggio: Alessandro Chiusoli, ordinario dell’Alma Mater Studiorum di Bologna e che per primo in Italia ha organizzato un corso universitario di Architettura del Paesaggio, e Gildo Spagnolli, direttore dei pubblici giardini di Bolzano. I partecipanti del gruppo si sono integrati velocemente e presto eravamo tutti amici.

Da quel viaggio in poi Gildo è diventato un grande amico e referente di fiducia per la mia rivista. Una volta gli chiesi di scrivere un libro sulla potatura e gli inviai un riassunto di un testo francese, mi rispose senza mezzi termini che al massimo lui poteva scrivere un libro “sulla NON potatura”: aveva ovviamente ragione. Quel libro non l’ho mai più pubblicato.

Gildo è stato suggerito da me, da Adelio Gaviraghi e da Pier anche per la trasmissione Melaverde, infatti la puntata campione è stata in parte realizzata a Bolzano.

Gildo è stato relatore in innumerevoli convegni ed è stato premiato insieme a Silvio Berlusconi e Carlo Calì nel convegno di Antologia “Italia Giardino d’Europa”.

Gildo è stato giurato e giudice in concorsi ed eventi, compresa Euroflora ed Orticolario, anche dopo il pensionamento.

Nonostante i miei guai di salute e la cessazione dell’attività editoriale, sono sempre stato in contatto con Gildo. Nel luglio 2019 sono stato a trovarlo a Ledro con Moritz Mantero.

 

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Gildo Spagnolli a Ledro con Arturo Croci e Guido Franco Clamer

 

Dopo il periodo della pandemia avevo voglia di rivederlo, così lo scorso luglio (2021), di comune accordo con Pier Paderni siamo partiti verso Ledro per incontrare il “vecchio” leone. L’idea di dedicargli uno spazio nel libro Babilliria è scaturita in quella occasione, dove abbiamo incontrato un altro vecchio amico: Guido Franco Clamer, che possiede una casa poco lontano da quella di Gildo.

Durante la visita ci siamo fatti raccontare da Gildo la sua storia che riassumo come segue.

Gildo è nato l’8 dicembre del 1934, a Isera (Trento), aveva due sorelle e un fratello. Per i primi 10 anni ha vissuto in campagna, “… a piedi nudi e allo stato brado…” come racconta. A scuola dai Frati Francescani, alle medie fu bocciato. Allora il padre intervenne presso il preside, Don Franz Pobitzer, promettendo che avrebbe mandato il figlio a studiare agraria. Don Franz sentenziò: “Se manda suo figlio a fare il pecoraio, lo promuovo sicuramente”.

Gildo partì per Remedello (BS) e da quel momento non ebbe più nessun problema negli studi.

Il padre era il titolare della Fercam, un’azienda di primaria importanza, e Gildo avrebbe dovuto andare a lavorare lì, ma finiti gli studi di agraria nel 1954 dovette partire per il servizio militare e fu inviato alla Scuola Ufficiali a Lecce. In quel periodo si ammalò di nefrite e una volta tornato a casa gli suggerirono un lavoro “leggero, in ufficio, nel Comune di Bolzano”. Gli diedero un incarico a scadenza trimestrale, che veniva rinnovato di volta in volta.

Gildo ammette onestamente che allora, benché fresco di studi, non sapeva assolutamente nulla di verde ornamentale, se non le nozioni botaniche di base. E che nel 1957 nella Giardineria del Comune di Bolzano, che lui era andato a dirigere, vi erano 6 persone in tutto, 1 motocarro e 1 tosaerba.

Lino Ziller, il Sindaco di allora, era una persona schietta e illuminata; dopo sei mesi mandò a chiamare Gildo e senza preamboli gli disse: “Vedo che tu non sai nulla di piante, orbene devi andare a spese del Comune ad Amburgo, al Palmengarten di Stoccarda, all’Iga di Colonia ecc., devi osservare, studiare, poi mi preparerai una relazione e un progetto per far diventare Bolzano una città verde”. Lo ha fatto, eccome se l’ha fatto, a partire dal primo impianto di irrigazione a scomparsa nel verde pubblico italiano, alberature e aiuole lungo le vie della zona industriale più verde d’Italia, i prati del Talvera con percorsi pedonali verdi, le piste ciclabili tra ali di arbusti fioriti, i viali alberati misti… E quando cominciò a realizzare qualche aiuola in città, andò a salutare Don Franz: questi lo guardò soprappensiero, poi mormorò: “Uno dei pochi di cui mi sono sbagliato”.

Gildo ha dato un grande contributo non solo al verde e al paesaggismo urbano della città di Bolzano, ma a tutto il nostro Paese e all’Europa. Anche il Direttore dei giardini di Monaco di Baviera, che veniva in vacanza in Alto Adige, una volta ebbe a dire: “Vengo a Bolzano tutti gli anni per prendere spunti per il mio lavoro”.

Gildo si era sposato nel 1959 con Elena, dalla quale ha avuto 5 figli, 3 maschi (il figlio Luigi è stato Sindaco di Bolzano dal 2005 al 2015) e 2 femmine. La figlia Paola a Genova segue in toto le sue orme, la storia continua.

Grazie Gildo, anche da tutti noi… in alto il bicchiere (di quello buono)… viva la vita.

Arturo Croci

 

La Direzione e la Redazione de «Il Floricultore» porgono – unitamente a quelle di Arturo Croci e tutti gli amici lettori nonché dei colleghi del giardinaggio italiano ed europeo – le più sentite condoglianze a tutti i familiari

 

 


 

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