Una delle piante più minacciate d’Italia è tornata nel Parco Lombardo della Valle del Ticino

Una rara felce acquatica, endemica delle province di Novara, Vercelli e Pavia, è stata reintrodotta in natura grazie a un progetto europeo di cui è capofila la Regione Lombardia e si avvale del contributo di numero enti e università

 

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Una fase dell'impianto di Isoetes malinverniana
[Foto: Thomas Abeli]

 

Si chiama Isoëtes malinverniana o calamaria di Malinverni, è una rara felce acquatica di origine mesozoica esclusiva delle province di Vercelli e Novara, in Piemonte, e Pavia, in Lombardia, dove cresce in canali e rogge che alimentano le risaie di questa porzione della Pianura Padana occidentale. È una delle piante endemiche italiane maggiormente minacciate di estinzione, con un declino delle popolazioni che ha raggiunto il 90% negli ultimi vent’anni. Tra le cause di questo declino ci sono il mutamento delle pratiche agricole legate alla risicoltura e la gestione dei canali irrigui.

Ora Isoëtes malinverniana, specie di interesse comunitario, come sancito dalla Direttiva EU Habitat 93/42/CEE nell’ambito del progetto LIFE IP GESTIRE 2020, è stata reintrodotta in natura. È stato possibile grazie a un progetto che ha come capofila la Regione Lombardia e coinvolge ERSAF, Centro Flora Autoctona della Lombardia, Parco Lombardo della Valle del Ticino, Consorzio di Bonifica Est Sesia, oltre alle Università di Pavia e Roma Tre, in qualità di enti di ricerca impegnati nello studio e propagazione di questa iconica specie, e Orto Botanico Città Studi dell’Università degli Studi di Milano.

Il reinserimento è avvenuto presso la Roggia Magna, a Pavia, in un’area storica di presenza della specie da cui però essa era recentemente scomparsa. L’intervento ha permesso di mettere a dimora all’incirca 100 esemplari di Isoëtes malinverniana provenienti dall’Orto Botanico dell’Università di Pavia, dove questa specie viene regolarmente propagata.

«La reintroduzione sperimentale di Isoëtes è un risultato molto importante, ottenuto in meno di un anno di coordinamento tra molti Enti», spiega Alessandra Norcini, dirigente della Struttura Natura e Biodiversità di Regione Lombardia. «Non si tratta di un punto di arrivo, bensì dell’inizio di un percorso che prevede il monitoraggio della popolazione e la messa a dimora di ulteriori piante, fino ad ottenere una popolazione stabile», aggiunge Thomas Abeli, botanico del Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi Roma Tre. Difatti alcuni esemplari di Isoëtes sono già stati trasferiti lo scorso mese di Dicembre presso l’Orto Botanico Città Studi. L’inizio di una nuova coltivazione in cattività è funzionale al rafforzamento della conservazione ex situ di questa specie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 


 

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