Armi puntate contro il moscerino dei "piccoli frutti"

 

SuzukiiLe larve di Drosophila suzukii – particolarmente ghiotte di fragole, ciliegie, gran parte dei piccoli frutti, albicocche, susine, pesche, fichi, ma anche alcune varietà di vite e di orticole – si nutrono della polpa portando la frutta alla marcescenza. 

 

Il piccolo moscerino dagli occhi rossi, che si riproduce con una certa velocità e si sta diffondendo con altrettanta rapidità, è già da qualche tempo sotto la lente del Centro Trasferimento Tecnologico dell'Istituto Agrario San Michele all'Adige (Trento) che ha attivato un capillare programma di monitoraggio e studio per individuare agrofarmaci, ma anche sostanze naturali, come gli agenti di biocontrollo, in grado di combatterlo, stabilire i tempi d’intervento più corretti, e definire i livelli di sensibilità delle varie colture agrarie interessate.

«L’insetto Drosophila suzukii proveniente dall’Estremo Oriente» spiega Gino Angeli, responsabile dell’Unità fitosanitaria «è stato rinvenuto in quasi tutte le vallate a sud della provincia di Trento. L’Istituto Agrario lo ha catturato ed ora è in allevamento nei laboratori di entomologia e del Centro di saggio di San Michele».

L’elevato potenziale riproduttivo e la rapidità dimostrata nel diffondersi attraverso il materiale infestato, fa ritenere nulle le probabilità di una sua eradicazione. L’Istituto di San Michele in collaborazione con l’Ufficio Fitosanitario provinciale e con APOT ha avviato un piano di monitoraggio territoriale che prevede l’esposizione in alcuni impianti di trappole per la cattura degli adulti.

Il problema è causato dalle larve che si nutrono della polpa portando la frutta alla marcescenza. Tra le colture ospiti certamente sensibili vi sono fragola, ciliegio, gran parte dei piccoli frutti, albicocco, susino, pesco, fico, ma anche alcune varietà di vite e di orticole. Dal primo ritrovamento ufficiale in Europa, avvenuto nell’autunno 2009 in Trentino, il fitofago risulta ufficialmente diffuso in Trentino Alto Adige, Piemonte, Toscana e Campania. La sua presenza è stata segnalata anche in altre regioni italiane, in alcune regioni continentali della Francia, nel sud dell’Austria e in alcuni distretti della ex Jugoslavia, il che fa presumere che la diffusione del dittero sia ben più vasta di quanto risulti ufficialmente.




       

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