Cannabis light: Coldiretti
chiede di fare chiarezza
Dopo la bocciatura da parte del Consiglio Superiore di Sanità, l’Associazione è intervenuta per tutelare i cittadini e le centinaia di aziende agricole che hanno avviato la coltivazione di canapa
In cinque anni la coltivazione di Cannabis sativa in Italia è aumentata di dieci volte, passando da 400 a 4.000 ettari. Nulla a che vedere con i 100 mila ettari di oltre mezzo secolo fa, quando il nostro Paese era il secondo produttore al mondo di canapa, ma pur sempre una chiara indicazione di tendenza. Dal Piemonte alla Sicilia i coltivatori di Canapa a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) si sono moltiplicati, incoraggiati anche dagli innumerevoli possibili impieghi della pianta.
Ora però è arrivata la doccia fredda: il Consiglio superiore di Sanità ha chiesto di fermare le vendite perché «non può esserne esclusa la pericolosità» della marijuana legale. Una presa di posizione che si ispira al principio di precauzione, ma che rischia di danneggiare un mercato in piena espansione.
Coldiretti è intervenuta immediatamente per chiedere «che sia fatta chiarezza sulla posizione dell’Amministrazione tenuto conto dei chiarimenti contenuti nella recente circolare del 22 maggio 2018 del Ministero delle Politiche Agricole che, diversamente, ammette nell’ambito delle coltivazioni destinate al florovivaismo l’utilizzo delle stesse infiorescenze».
L’Associazione ha fatto anche sapere che il giro d’affari stimato per la coltivazione e la vendita di piante, fiori e semi con livelli di Thc inferiori allo 0,2 per cento – quindi non più soggetti ad autorizzazione – supera già oggi i 40 milioni di Euro.
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