CHI CERCA TROVA
L'affascinante racconto dei cacciatori di piante
[Foto: Royal Botanic Gardens, Kew]
Lo sapevate che la rubrica di annunci economici “Chi cerca trova” è tra le più lette della nostra rivista? Davvero una bella soddisfazione per «Il Floricultore» che da 50 anni con lo slogan “Fate fiorire i vostri affari” si impegna nel dare a tutti coloro che lavorano nel settore florovivaistico una possibilità seria di farsi conoscere.
Bruno Nunziata il fondatore, nel lontano 1964, sapeva che ogni volta che scriviamo e agiamo le forze ci sono state prestate da chi è vissuto prima di noi. Sapeva distinguere e riunire; lui che veniva dal Sud si impegnò fino al suo ultimo respiro ad abbattere barriere e limiti con un giornale indipendente.
Se poi sfogliando il giornale arriviamo alla rubrica “Lo Scaffale” e prendiamo il libro consigliato sul numero di Settembre 2012, “La confraternita dei giardinieri” di Andrea Wulf, leggendo ci accorgeremo che “Chi cerca trova” non sarebbe mai potuta esistere senza l’aiuto del botanico svedese Carl Linneo che aveva una vera e propria malattia: la “classificazione”.
Come tutti sanno Linneo ideò una soluzione semplice e immediata assegnando a ciascuna pianta un “nome” e un “cognome”, la cosiddetta nomenclatura botanica binomia. Grazie a Linneo il mondo della Natura ebbe per la prima volta un ordine rigorosissimo, dando così la possibilità a botanici, appassionati e giardinieri di tutto il mondo di comunicare senza ambiguità nel loro campo d’indagine.
Lo studioso svedese però per quanto geniale aveva il suo tallone d’Achille: era un vero spilorcio. I colleghi botanici lo rimproveravano: «Grazie a noi riceve tanti semi di piante da ogni dove, ma in cambio non dà nulla». Linneo, tenendo tutto sotto chiave, non aiutava certo i nostri parchi, giardini e negozi ad essere così meravigliosamente ricchi di varietà!
Sapete chi ci ha viziato con l’innumerevole quantità di fiori e piante? Salite a bordo di una delle navi più famose della storia e lo saprete! Il 25 agosto del 1768 nel porto di Plymouth in Inghilterra il capitano James Cook spiegò le vele dell’Endeavour per compiere la circumnavigazione del globo. In questo incredibile viaggio, due uomini dei 94 componenti dell’equipaggio gettarono le basi del mondo florovivaistico: Joseph Banks e Daniel C. Solander. Il primo era un facoltoso gentiluomo membro della Royal Society e il secondo era allievo di Linneo.
Per la prima volta due botanici intrapresero un viaggio di scoperta scientifica con il migliore equipaggiamento per studiare la natura. Partirono all’avventura senza sapere se mai avessero fatto ritorno in patria. La nave fu riempita di semi, foglie, cortecce, radici mai viste prima, toccando il Sud America, la Terra del Fuoco con Capo Horn, l’isola paradisiaca di Tahiti, le vergini Australia e Nuova Zelanda, l’Estremo Oriente. Ritornarono in Inghilterra nel 1771, osannati da tutti come veri eroi.
Neanche un seme della spedizione fu mandato al vecchio Linneo, come dice il proverbio “Chi la fa l’aspetti”! Banks sfruttò la fama per far sì che l’Inghilterra diventasse il centro di studi botanici più famoso del mondo. Convinse re Giorgio III a trasformare i giardini reali di Kew nel sito di raccolta botanico più grande del tempo. Kew divenne un polo di ricerca dove studiosi potevano consultare gli erbari più completi della Terra. Banks, il suddito più illuminato del Re, intuì che le piante utili, efficacemente sfruttate, potevano diventare la chiave di successo per un florido impero. Credette fortemente nel valore economico della botanica, nel commercio dei semi e lo sviluppo dei vivai. Nulla doveva intralciare i progressi della scienza, apolitico convinto, messaggero di pace, Banks dava protezione a scienziati in tempi di guerra.
Se alla fine del 1700 l’Italia veniva visitata per le bellezze architettoniche e per le spettacolari eruzioni del Vesuvio (1737-1872), Londra era diventata itinerario turistico di stranieri desiderosi di conoscere i giardini inglesi dove i tesori della flora di tutto il mondo erano arrivati come per magia. I parchi inglesi erano diventati talmente popolari che il nuovo stile “wild garden” o “giardino naturale” veniva esportato anche all’estero.
Maria Carolina d’Austria, moglie di Ferdinando IV Re di Napoli, volle fortemente creare un giardino all’inglese nella spettacolare Reggia di Caserta. Anni fa visitai di notte i giardini reali grazie ad un magico evento che si ripete ogni anno “Percorsi di luce”. Con una lanterna tra le mani, davanti ai miei occhi, alberi giganteschi di Querce indiane, Cupressus macrocarpa, Cinnamomum camphora, si illuminavano ad intermittenza. Io non sapevo che tutte quelle meravigliose piante furono scelte e mandate personalmente da Banks, impiantate da un suo fidato giardiniere John Andrew Graefer, per creare un giardino di vera suggestione.
Quella notte stordita da tanta bellezza, avvolta da musiche antiche, la mia mente inseguì il destino della fine del Regno delle due Sicilie e l’amarezza di un sogno tradito di chi credette e combattè per un’Italia diversa.
[Fonte: "Il Floricultore", n. 10, Ottobre 2012]
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