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Oleandro, orgoglio e pregiudizio

di Anny Pellecchia

 

Forte e resistente, allegro grazie alla sua generosa fioritura e al fitto fogliame, l’Oleandro colora con i suoi fiori spettacolari molte delle tristi e cementificate strade di città. Estremamente decorativo, vive bene anche in vaso sui balconi di casa ed è per questo che ogni estate davanti al nostro negozio vengono esposti due grandi piante di Nerium oleander. Mi piacciono soprattutto la varietà dai fiori bianchi come il latte di mandorla o dai fiori color pesca come i succosi frutti estivi.

Ogni anno combatto l’ennesima crociata per abbattere tutte le croci che questa pianta si porta dietro. Le piante fioritissime esposte nel negozio attraggono molti clienti che, avvicinandosi, esclamano: «Ma sono oleandri!». «Certo che sì», rispondo, «Fioriscono da maggio ad ottobre, con fogliame sempre verde, sopportano il sole cocente, la siccità, i gas di scarico...». Vengo interrotta: «Ma sono le piante delle autostrade!». Ecco quando mi dicono così, mi cadono le braccia! Scusate se da più di cinquant’anni i fitti cespugli variopinti di Oleandro evitano gli incidenti; il corposo fogliame infatti assorbe il ronzio dei motori che provoca assopimento ed evita di notte l’abbagliamento dei fari delle autovetture provenienti in direzione opposta.

Neanche la foto ben esposta della Villa di Poppea a Oplontis (Torre Annunziata, NA), tra i cui colonnati si scorgono Oleandri, ha effetto sul cliente. La villa, residenza estiva di Poppea, moglie di Nerone, è davvero magnifica. Riportata alla luce dopo l’eruzione del 79 d.C. gli archeologi hanno ripiantato gli oleandri per il semplice motivo che sono state riconosciute le radici in un calco. Già questo basterebbe per ammirarli con occhio diverso.

Ma il cliente non demorde, vuole avere l’ultima parola, e guardando la foto da me indicata, soggiunge: «Interessante prima o poi devo visitare la Villa di Poppea». E, riguardando l’Oleandro: «Ma è una pianta velenosa! Io ho i gatti, i cani, i bambini!». L’Oleandro può essere una pianta pericolosa perché contiene un lattice bianco velenoso. Fiori, foglie e rami non vanno portati alla bocca. Ho sempre pensato che i cani, i gatti e i bambini sono esseri intelligenti: i primi due per istinto non lo mangiano e i bambini non sono stupidi, se glielo spieghi di certo non faranno merenda con la pianta.

Sarà che sono nata in una casa con Oleandri, ma i miei gatti vivono benissimo, due cani amatissimi sono morti sì, ma per la lesmaniosi, una malattia contratta dal morso di una terribile zanzara che uccide ogni anno molte povere bestie in Sud Italia. Ai bambini invece diventa difficile spiegare il perché una volta al Fast Food possono tenere il giocattolino, ma le patatine fritte è meglio non mangiarle perché gli stessi coltivatori si guardano bene dal farlo. Il fatto assurdo è che le multinazionali costringono i coltivatori a irrorare i loro campi con composti chimici altamente tossici.

Il coltivatore Danny Forsyth in una intervista a Michael Pollan, giornalista del New York Times Magazine e vincitore del premio Reuter-IUCN 1999 per il giornalismo ambientale, dichiarò: «Non so se dovrei dirlo, ma le patate delle piantagioni che coltiviamo io non le mangio». La salute dei nostri figli e nostra viene sacrificata sull’altare di una maggiore produttività.

Comunque ecco la lista dei morti per causa dell’Oleandro:

– nel 1808, durante la guerra in Spagna, otto soldati francesi mangiarono cacciagione infilzata e arrostita su bacchette di legno di Oleandro;

– Guerra d’Algeria, soldati tagliarono rami della stessa per farsi un giaciglio su cui dormire, alcuni morirono altri si intossicarono;

– Africa del Nord, truppe colonizzatrici bevvero acqua di uno stagno dove vivevano oleandri, morti e intossicati anche questa volta;

– 2 marzo 1961, si attesta la morte di due cigni nel Lago di Garda per aver mangiato foglie di Oleandro.

– “Metamorfosi di Apuleio”, Lucio trasformato in asino mentre cercava affannosamente rose che dovevano restituirgli fattezze umane ingannato dalla somiglianza dell’oleandro con la rosa stava commettendo l’immane sbaglio, improvvisamente lo riconobbe, ricordando che tale pianta era velenosa per gli asini. Ancora oggi in alcune zone d’Italia l’Oleandro viene chiamato“ammazzalasino”.

Non ho trovato altro, invito i lettori a mandarmi altre notizie.

Adesso però parliamo di cose piacevoli, quest’estate ci saranno tre bellissimi pleniluni esattamente nei giorni 3 luglio, 2 e 31 agosto. Perché non andare con chi si vuole bene in spiaggia? Io lo farò e vi dirò di più, mi tufferò anche nella scia della luna! “Erigone, Aretusa, Berinice, quale di voi accompagnerò la notte d’estate con la più dolce melodia tra gli oleandri lungo il bianco mare?” (Alcyone – G. D’Annunzio). È importante vivere nella propria vita un verso di un poeta! E ricordiamo sempre che il biglietto in prima fila per vivere la Natura è gratis! Sarebbe un peccato perderlo!

© RIPRODUZIONE RISERVATA

  

 

[Tratto da "Il Floricultore", Luglio-Agosto 2012, pag. 62]

Anny Pellecchia

>> Cresciuta nello storico negozio di fiori di famiglia a Salerno e in un giardino incantato realizzato da mio padre Ugo Pellecchia non potevo che continuare la tradizione e scrivere le mie "Riflessioni tra i fiori" per Il Floricultore. Perché il mondo del verde ha sempre qualcosa da raccontare!

       

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