Quanta strada ha fatto il RANUNCOLO
Chiamato fiore-ranocchio perché cresceva in prossimità degli acquitrini, il Ranunculus è sempre più perfetto e sta conquistando i mercati. Decantato dal premio Nobel Grazia Deledda, in Gran Bretagna è usato come auspicio amoroso
«Che belli, sono roselline?». «No signora, sono ranuncoli! Un sogno, vero?».
Incredibile il perfezionamento genetico che i produttori hanno apportato al fiore di ranuncolo. Sono talmente grandi, corposi, globosi, che molti stentano a riconoscerli. La variopinta gamma di colori che spazia dal bianco, rosso, rosa, arancio, giallo, fucsia ecc. danno grande stimolo alle creazioni dei fioristi.
Ai mercati dei fiori in Campania sono diventati delle vere “superstar”! Il prezzo è aumentato decisamente rispetto al passato, ma questo non spaventa noi acquirenti, è chiaro che le nuove varietà presentano un fiore dalla corolla e stelo perfetti, quest’ultimo inoltre non è più soggetto alla botrite (muffa) tipico difetto di questa specie.
In Campania si piantano ogni anno 2,5 milioni di bulbi su di una superficie di 30 ettari, la produzione è quasi interamente destinata ai mercati esteri di Olanda e Germania. È la Liguria però che mantiene il primato di questi splendidi fiori commercializzati anch’essi all’estero: Francia, Olanda, Grecia, Stati Uniti.
Proprio le spose oltreoceano hanno iniziato a desiderare i loro bouquet nuziali con i ranuncoli. Chi l’avrebbe mai detto che il piccolo Ranunculus – traduzione diminutiva e vezzeggiativa del termine greco “batrachion”, usato per designare il fiore col significato di ranocchietto – arrivasse finalmente all’altare!
Il “fiore ranocchio” ha infatti per consuetudine il vizio di vegetare in luoghi ove si trovano acque stagnanti e, quindi, abitate da rane, ranocchi e rospi!
È da secoli che le donne sognano di baciare il ranocchio giusto che cambi loro la vita.
Il ranocchio intanto si è trasformato in un bouquet, per il resto poi si vedrà!
Qualche altra, più spudorata, in Gran Bretagna ha osato di più… È noto infatti che le contadine del West Country facevano mazzetti di fiori in cui erano presenti anche i ranuncoli. A ogni fiore veniva dato il nome di un ragazzo del luogo, poi li mettevano sotto le gonne (simbolo chiaramente erotico); la corolla che si apriva per prima segnalava il probabile sposo.
La dea speranza fa fare alle donne davvero cose strane!
Il bello è che ogni speranza, appena realizzata, genera a sua volta altre speranze: ho sperato per anni di trovare il principe azzurro, e ora trovato, spero sia della sfumatura giusta! Più che sperare tutti noi dovremmo credere che ogni giorno sia un giorno buono, più che sperare dovremmo imparare a guardare meglio il bello che abbiamo intorno a noi.
Ecco voglio ricordare una donna, una brava scrittrice italiana che non sperava, semplicemente si soffermava a guardare la realtà per quello che era: «…la primavera nuorese sorrise …grandi ranuncoli gialli, umidi come la rugiada brillarono nei prati argentei e le prime stelle apparse al cadere della sera sorrisero ai fiori: il cielo e la terra parvero due specchi che si riflettessero…» [Grazia Deledda, Canne al vento].
[Tratto da IL FLORICULTORE, n. 4, Aprile 2015]