Dal Trentino buone notizie
per la lotta alla cimice asiatica
Stop alle misure di emergenza, il famigerato insetto killer declassato a organismo nocivo di qualità. Le misure adottate per prevenirne la diffusione si sono rivelate inefficaci
Una buona notizia a metà. Potrebbe essere commentato così il recente rinvenimento sul territorio trentino di due insetti antagonisti naturali che potrebbero limitare e controllare la diffusione della cimice asiatica. La specie invasiva sta provocando ingenti danni economici su colture arboree come melo, pero e pesco, nonché su molte orticole.
Per fronteggiare tale minaccia è stato creato all’inizio del 2019 un tavolo di lavoro presso la Fondazione Edmund Mach, che coinvolge ricercatori e tecnici del Centro Ricerca e Innovazione, Centro Trasferimento Tecnologico e Centro Agricoltura Alimenti Ambiente (UniTrento- FEM). Grazie all’assiduo lavoro di monitoraggio il gruppo è giunto appunto a identificare i due insetti antagonisti.
Trissolcus japonicus e T. mitsukurii (nella foto) sono i due principali agenti di biocontrollo della cimice in Asia e la loro presenza in equilibrio con il fitofago impedisce pullulazioni devastanti della cimice nelle aree di origine
La scoperta, però, potrà trovare applicazione solo dopo l’approvazione del regolamento attuativo della nuova legge per la lotta biologica, che prevede proprio la possibilità di rilasciare organismi utili esotici. Nell’attesa FEM si candida a condurre in impianti da quarantena studi di efficacia e valutazione del rischio che potrebbero essere propedeutici a rilasci in deroga di esotici utili per la lotta biologica.
CIMICE ASIATICA MARMORATA, ORIGINE E DIFFUSIONE
La cimice asiatica Halyomorpha halys è una specie invasiva originaria dell’Asia orientale. Fuori dal suo areale originario, soprattutto negli Stati Uniti, è divenuto il fitofago chiave in numerosi agroecosistemi causando ingenti danni economici su colture arboree come melo, pero e pesco, nonché su molte orticole. Può inoltre essere fonte di fastidio per le persone, vista la sua abitudine di trascorrere l’inverno al riparo negli edifici e di emettere sostanze maleodoranti.