Oltre il verde tecnico, gli involucri vegetali come espressione del nostro legame con la natura

I sistemi di inverdimento degli edifici sono fondamentali per aumentare la componente vivente nelle nostre città, renderle più vivibili e più resilienti per affrontare il cambiamento climatico in atto. Tuttavia occorrono una progettazione consapevole e davvero sostenibile e una cultura della manutenzione per garantire che i benefici non siano vanificati nel tempo

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Torino, condominio 25 Verde, Luciano Pia [Foto: iStock]

Ospitiamo il secondo articolo scaturito dalla collaborazione con l’Accademia Italiana di Biofilia, Ente tecnico-scientifico no profit volto alla ricerca, alla formazione e alla consulenza, composto da una rete interdisciplinare di esperti.


di Luca Iotti

Architetto, Biophilic Designer
Socio Fondatore Accademia Italiana di Biofilia (AIB)

 

 

Spesso si sente parlare di “verde tecnico” per indicare soluzioni che combinano elementi vegetali e componenti artificiali. Queste applicazioni possono svilupparsi in orizzontale, come i giardini pensili, oppure in verticale, attraverso due principali tipologie: i rivestimenti vegetali e le chiusure vegetate. Attualmente esistono numerose soluzioni sul mercato, ma la scelta deve essere valutata attentamente in base al contesto specifico e ai benefici attesi.

 

I RIVESTIMENTI VEGETALI

Questa tipologia si basa sull’utilizzo di piante rampicanti o ricadenti, che possono essere messe a dimora a terra o in vasi posizionati ai piedi dell’edificio o in quota. La loro crescita può avvenire direttamente sulla superficie muraria oppure in modo indiretto su supporti dedicati, che possono essere distanziati dalla facciata per creare uno strato d’aria utile per l’isolamento termico. La scelta del supporto varia in base al tipo di pianta impiegata. Ad esempio, i rampicanti dotati di ventose o radici aeree si ancorano meglio a superfici ruvide come il mattone a vista o l’intonaco irregolare. Diversamente, le piante della famiglia delle vitacee prediligono strutture su cui i loro viticci possano avvolgersi, come reti, cavi o barre orizzontali.

La selezione delle piante deve tenere conto del microclima locale e dell’esposizione della parete. La piantumazione in piena terra riduce i costi iniziali evitando l’uso di contenitori, ma richiede un suolo adeguato. In caso contrario, potrebbero essere necessari interventi di miglioramento del terreno per garantire la crescita ottimale delle piante. L’uso di contenitori, invece, consente una maggiore libertà progettuale e permette di organizzare la disposizione delle piante in altezza. Tuttavia, comporta costi iniziali più elevati e richiede una manutenzione più attenta, tra cui potature periodiche e la gestione dell’irrigazione e dei nutrienti, spesso integrati attraverso un sistema automatizzato.

I contenitori permettono anche di controllare meglio la dimensione delle piante, evitando che queste raggiungano altezze eccessive. Inoltre, qualora fosse necessario sostituire una pianta, il sistema a contenitore riduce l’impatto visivo del ricambio rispetto a una piantumazione a terra, dove poche piante devono coprire grandi altezze.

 

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Rampicante aggrappato alla facciata di un edificio [Foto: Unsplash]

 

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Rampicante con supporto verticale [Foto: iStock]

 

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Piante messe a dimora dentro vasche in quota [Foto: iStock]

 

LE CHIUSURE VEGETATE

Conosciute anche come Living Walls o Vertical Gardens, funzionano come veri e propri ecosistemi verticali in equilibrio. I primi esempi realizzati di questa tipologia fanno riferimento al mur vegetal, ideato dal botanico Patrick Blanc negli anni Novanta. I suoi studi sulle specie tropicali lo portarono ad osservare il comportamento di alcune piante, tra cui le epifite, che sono in grado di prosperare aggrappandosi a rocce o alle cortecce degli alberi. Da allora il primo brevetto si è arricchito di tantissime tipologie di piante con le quali Blanc copre intere facciate di edifici. Il Musée du Quai Branly a Parigi ne è un esempio: oltre 800 mq di facciata sono rivestiti di una lussureggiante vegetazione che incornicia le grandi finestre quadrate.

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Parigi, Musée du Quai Branly, J. Nouvel e P. Blanc [Foto: iStock]

A partire dal mur vegetal, si sono sviluppate molte varianti, accomunate dalla presenza di un substrato per la messa a dimora delle piante, spesso costituito da feltri o materassini di materiale inorganico. Le piante vengono collocate in tasche preformate o create sul momento, mentre altri sistemi prevedono pannelli prefabbricati rigidi che ospitano la vegetazione, con la possibilità di integrare anche un isolamento di tipo termico a protezione della parete.

Un elemento essenziale di questi sistemi è la fertirrigazione, che garantisce il necessario apporto idrico e nutritivo alle piante. Un aspetto critico da considerare è la gestione dell’acqua in eccesso: questa deve essere raccolta alla base della parete e, preferibilmente, riutilizzata tramite sistemi di filtraggio per ottimizzare la sostenibilità della struttura.

Ciò che distingue queste pareti è la composizione delle piante: i giardini verticali realizzati da Patrick Blanc sono vere e proprie opere d’arte botanica, grazie alla selezione di specie con foglie e colori differenti, posizionate secondo un disegno preciso, simile a un affresco vivente.

L’industrializzazione di questi sistemi ha portato alla produzione di pannelli pre-vegetati, che possono essere installati direttamente senza necessità di coltivazione in loco. Questo consente di pianificare il design generale della parete già in fase di produzione e di assemblarlo sul posto come un puzzle, con una riduzione considerevoli dei tempi di posa.

Esistono anche soluzioni ibride, che combinano le chiusure vegetate con i rivestimenti vegetali. Un esempio è l’uso di piccole vasche lineari, che una volta piantumate risultano quasi invisibili, lasciando emergere esclusivamente il verde della vegetazione.

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Living wall realizzato con pannelli modulari [Foto: Unsplash]

 

I GIARDINI PENSILI

Tra i sistemi per il verde orizzontale si distinguono due tipologie principali: estensivi e intensivi. La differenza principale risiede nella manutenzione richiesta e nel tipo di vegetazione ospitata. Un tappeto erboso fruibile, che necessita di frequenti sfalci, rientra nella categoria del verde intensivo, mentre un tetto coperto di piante crassulacee, tipo sedum, richiede solo interventi sporadici ed è considerato estensivo.

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Vista dall’alto di un giardino pensile di tipo intensivo [Foto: Pexels]

 

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San Francisco, California Academy of Sciences, Renzo Piano [Foto: iStock]

 

La progettazione di giardini pensili è regolata dalla norma tecnica UNI 11235:2007, aggiornata nel 2015, che descrive gli elementi essenziali e le modalità per garantire efficacia e durata nel tempo. La norma contiene anche le indicazioni per il progetto, la verifica esecutiva e la manutenzione delle coperture a verde, anche in funzione del contesto climatico e dell’uso; si tratta quindi di un riferimento primario per il settore. Indipendentemente dalla tipologia scelta, la norma definisce i componenti chiave per una posa corretta e per prevenire problematiche future:

● Elemento di tenuta all’acqua, in contatto con la struttura portante o l’isolamento della copertura.

● Strato antiradice e di protezione meccanica, per impedire la penetrazione delle radici e preservare l’integrità della copertura.

● Strato drenante e di accumulo, che funge da riserva d’acqua e favorisce il deflusso dell’eccesso, realizzato con materiali sfusi o pannelli preformati.

● Strato filtrante, che separa il substrato di coltivazione dagli strati inferiori.

● Strato di vegetazione, selezionato in base alle condizioni climatiche, all’uso previsto e ai costi di manutenzione.

Alcuni di questi strati possono essere integrati in un unico elemento fisico, come nel caso di membrane impermeabili con funzione antiradice. In commercio esistono diverse soluzioni prefabbricate, ma è essenziale conoscerne le prestazioni per adattarle alle specifiche esigenze progettuali ed evitare problematiche nel lungo periodo.

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Vegetazione in ambito urbano [Foto: iStock]

 

BENEFICI IN AMBITO URBANO

Oltre alla funzione estetica, gli involucri vegetali offrono molteplici benefici ambientali e urbani, tra cui:

Regolazione termica: le pareti verdi, grazie all'ombreggiamento e all'evapotraspirazione, limitano il surriscaldamento estivo degli edifici e migliorano l'isolamento invernale, riducendo la dispersione del calore. Nei climi più caldi le temperature superficiali di pareti protette da rivestimenti vegetali arrivano ad essere fino a 10-11° inferiori a quelle esposte al sole. Per i tetti verdi, le temperature possono essere inferiori di 15-25°C rispetto ai tetti tradizionali.

Diminuzione dell’isola di calore: la vegetazione in ambito urbano contribuisce a mantenere temperature più fresche d’estate, contrastando il surriscaldamento delle superfici artificiali. Alcuni studi condotti su climi mediterranei hanno stimato l’abbassamento delle temperature dell’aria intorno ai 2-4°C dovuti alla presenza del verde all’interno di corridoi urbani. Le temperature si riducono ulteriormente fino anche a 6°C in meno in corrispondenza di pareti e tetti verdi.

Risparmio energetico: grazie ad ombreggiamento e raffrescamento dell’aria, la diminuzione del consumo di energia è tangibile e diventa anche risparmio economico. Per le pareti verdi il risparmio più consistente è quello per il raffrescamento estivo, mentre i tetti verdi contribuiscono sia all’isolamento invernale che alla protezione estiva dall’ingresso del calore.

Depurazione dell’aria: oltre all’assorbimento di anidride carbonica, molte specie vegetali sono in grado di trattenere sulle foglie le polveri sottili, comprese le piccolissime PM 2.5, e di fissare inquinanti come azoto e diossido di zolfo, contribuendo alla riduzione degli agenti nocivi presenti nell’atmosfera. ● Invarianza idrica: i tetti e le pareti verdi rallentano il deflusso delle acque meteoriche, alleggerendo la pressione sulle reti fognarie e trattenendo parte dell’umidità necessaria per il proprio ciclo vitale.

Miglioramento acustico: la vegetazione aiuta a ridurre il rumore di fondo, spezzando le onde sonore e mascherando le emissioni sonore antropiche con suoni naturali come il fruscio delle foglie.

Aumento della biodiversità: il verde urbano offre habitat per uccelli, insetti impollinatori e piccoli animali, contribuendo alla biodiversità delle città.

Miglioramento del benessere psicofisico: numerosi studi dimostrano che la presenza di vegetazione riduce lo stress, migliora la concentrazione e favorisce il benessere generale delle persone.

Incremento del valore immobiliare: la presenza di vegetazione è correlata alla percezione di una migliore qualità della vita e ad un maggior benessere. Uno studio italiano del 2013 ha stimato un aumento del valore immobiliare del 2-5% per immobili dotati di pareti verdi. Questi benefici rendono i sistemi di inverdimento urbano strumenti fondamentali per creare città più sostenibili, confortevoli e resilienti al cambiamento climatico.

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Zurigo, MFO Park, Burckhardt+Partner e Raderschall [Foto: iStock]

 

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Vienna, Hundertwasserhaus [Foto: iStock]

 

SOSTENIBILITÀ E BIOFILIA

I sistemi di inverdimento degli involucri edilizi sono strumenti fondamentali per aumentare la componente vivente nelle nostre città. La città di Singapore ha iniziato da circa cinquant’anni ad incentivare una politica di inverdimento tramite parchi, pareti e tetti verdi, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “città in un giardino”. Per quanto riguarda l’Italia, numerosi regolamenti edilizi di comuni grandi e piccoli hanno già iniziato ad incentivare la realizzazione di tetti e pareti verdi, sia per edifici nuovi che per quelli esistenti (Milano, Torino, Rimini, Genova, per citarne alcuni). Tuttavia, per garantire il successo degli involucri vegetali nel lungo termine, è necessaria una cultura della manutenzione, affinché i benefici ottenuti in fase di progettazione non vengano vanificati nel tempo.

Dobbiamo anche riconsiderare il nostro rapporto con la natura: spesso le piante sono percepite solo come elementi decorativi, mentre in realtà costituiscono la base della vita sulla Terra. Il concetto di biofilia, coniato dal biologo E.O. Wilson, descrive l’innata attrazione umana per la natura e le forme di vita. Tuttavia, nella società moderna, questo legame è spesso trascurato. La natura non deve essere solo osservata, ma vissuta attraverso un’esperienza multisensoriale: sentire i suoi profumi, toccarne le superfici e osservare il mutare delle stagioni. Superando la dicotomia tra verde “interno” ed “esterno”, possiamo introdurre il concetto di verde on-door: una vegetazione di transizione tra l’ambiente costruito e il mondo naturale, capace di stimolare i nostri sensi e rinnovare il nostro legame con la natura. Tra le principali applicazioni di verde on-door troviamo le diverse tipologie di verde verticale ed orizzontale appena trattate, ma anche gli orti verticali e pensili e le serre addossate agli edifici.

Infine, non possiamo dimenticare che una progettazione consapevole e davvero sostenibile valuta non solo il costo economico di una soluzione al momento della realizzazione, ma anche gli impatti positivi e negativi durante l’intero ciclo di vita dell’edificio.

Iniziative globali come l’Agenda 2030 dell’ONU e la rete delle Biophilic Cities (per citarne un paio) evocano la responsabilità di tutti per rendere le nostre città più vivibili e più resilienti per affrontare il cambiamento climatico in atto. In quest’ottica, gli involucri vegetali possono diventare un valido strumento per una architettura biofilica e rigenerativa.

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Tipologie di verde on-door [CLICCA PER INGRANDIRE]

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

AIB-Accademia Italiana di Biofilia

Da sempre Il Floricultore guarda con attenzione alla ricerca e all’innovazione, unendo teoria e pratica e offrendosi come spazio di confronto aperto e arricchente, capace di creare un terreno fertile per la crescita. È con piacere dunque abbiamo avviato la collaborazione con l’Accademia Italiana di Biofilia, un Ente tecnico-scientifico no profit volto alla ricerca, alla formazione e alla consulenza, composto da una rete interdisciplinare di esperti. Anche in questo modo ci auguriamo di poter contribuire al dibattito scientifico e culturale su temi di grande attualità e rilevanza per tutto il nostro settore.

       

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