Le ZUCCHE e il viaggio fantastico del Signor Pensiero
Chi l’avrebbe mai detto, i negozi di fiori vendono zucche! Tutti si fermano dinnanzi le vetrine e, come automi usciti da un film dell’orrore, esclamano: «Le zucche di Halloween!». È il trionfo del pensiero d’inerzia. Ma io non sono così. Sono nata in una terra così ricca di fasti, epopee, tragedie, invasioni, che proprio non ce la faccio a guardare il mondo superficialmente. Raccolgo la sfida di questa società globalizzata rifiutandomi di dimenticare il passato e …che la storia cominci
Chi l’avrebbe mai detto, i negozi di fiori vendono zucche! Ma avete visto quanto sono carine? Tutte vivacemente colorate, dalle forme strane, davvero pittoresche! Anche i loro nomi sono graziosissimi: Zucca pasticcina (Curcubita pepo), Zucca turbante (Curcubita maxima), Zucca torta (Curcubita moschata) ecc. Tutti si fermano dinnanzi le vetrine, le ammirano, le toccano, le comprano! E tutti, proprio tutti, come automi usciti da un film dell’orrore, esclamano «Le zucche di Halloween!». È il trionfo del pensiero d’inerzia.
Non nego che la Festa americana sia carina: le caramelle, i bambini, i travestimenti, le zucche svuotate che si trasformano in lanterne ecc. Ecco una cliente: «Prego, signora?».
«Compro questa zucca torta, può svuotarla lei, ci metta anche un lumino!». Poi rivolgendosi al figlio: «Ti piace tesoro? Sei contento?». Mi dico, ma che senso ha farla preparare a me? Dov’è il tempo dedicato all’infanzia, dov’è quel “fanciullino pascoliano” che ogni bambino ci regala quando gioca con noi?
Sì, sì, lo so, il vero commerciante deve prendere la palla al balzo, guadagnare e chi se ne frega: zucca + lavoro di scavo + lumino = più soldi! Ma io non sono così. Sono nata in una terra così ricca di fasti, epopee, tragedie, invasioni, che proprio non ce la faccio a guardare il mondo superficialmente. Raccolgo la sfida di questa società globalizzata rifiutandomi di dimenticare il passato e …che la storia cominci!
Protagonista di questo racconto è il Signor Pensiero, appena sbarcato a New York per godersi la più bella sfilata di Halloween lungo la 6th Avenue! Tra scheletri, zombi, vampiri… ci sono anche le fatine ma soprattutto c’è lei, la fata delle fate, la “Fata della zucca fatata”!!!
SU IL SIPARIO
Protagonista di questo racconto è il Signor Pensiero, appena sbarcato a New York per godersi la più bella sfilata di Halloween lungo la 6th Avenue! Ci sono proprio tutti: scheletri, zombi, vampiri… ci sono anche delle fatine! Il Signor Pensiero non può credere ai suoi occhi, dinnanzi a lui c’è la fata delle fate, la “Fata della zucca fatata”!
La tentazione è forte, la domanda sorge spontanea: «Fata di Cenerentola, non è che avrebbe una zucca dei desideri?». «Ma certo caro, immagino vorresti viaggiare, è il desiderio di tutti ultimamente, non è vero? Eccola la tua zucca e Buon voyage!».
Il Signor Pensiero senza riuscire a capire come quella zucca potesse farlo viaggiare si trovò improvvisamente in mezzo all’oceano aggrappato a quel gigante arancione, vuoto, trasformatosi all’evenienza in un incredibile boa-salvagente, proprio come venivano usate nel Medioevo!
L’agitazione era grande, dove sarebbe approdato, in un’isola tropicale di origine vulcanica? Ma certo in lontananza ecco spuntare un vulcano! Velocemente con il cellulare "tutto fare" calcola le coordinate, partito da NY, latitudine 41 Nord… ma cosa? Si accorge sorpreso di essere ancora alla stessa latitudine 41 Nord, ma … a Napoli!
NAPOLI SPIRITOSA
«No, Napoli no!», pensa sconsolato il Signor Pensiero.
«Uè! Ti aspettavo! Ho avuto l’imbasciata (la notizia) del tuo arrivo, devo portarti con me in giro per la mia città»;
«No, ho paura, l’immondizia, i ladri, la camorra»;
«Jamm’bell (andiamo), non fare o’ cocozzell’ (la zucchetta, lo stupido), Napoli è come i fogli del mio giornale “Il Mattino”, fondato e diretto da me medesima, Matilde Serao (verista italiana), nel 1888. Come ti dicevo Napoli è come un foglio, attorno al nero dell’inchiostro c’è anche tanto bianco! Vieni, ti porto nel “Ventre di Napoli”, dai che ci divertiamo!».
Napoli è come un foglio, attorno al nero dell’inchiostro c’è anche tanto bianco! Jamm’bell, non fare o’ cocozzell’, vieni, ti porto nel “Ventre di Napoli”, dai che ci divertiamo!
Vetture che vanno avanti e indietro, indicibile frastuono, gente di tutte le razze, schiere di sfogliatelle, odore di caffè, chioschi di acquaroli, gelatai, il grido – da spezzare le corde vocali – dei venditori ambulanti: «Addorosa, addorosa ‘a Spiritosa (profumata, profumata la Spiritosa)». La “Spiritosa” a Napoli è una pietanza fatta di fette di zucca gialla cotta nell’acqua e poi messa in una salsa forte di aceto, pepe, origano, aglio e peperoncino.
«Ecco cosa volevo farti assaggiare, la Spiritosa»;
«Signora Matilde, è buonissima e adesso dove andiamo? Ho visto in quella taverna una bella ragazza bruna che serviva un piatto di minestra di cocozzella (Lagenaria vulgaris) con abbondante basilico e pomodorini mi ci porta?»;
«Mi dispiace il tempo è scaduto, segui il tralcio della zucca, statt’ buon (stammi bene)!
ROMA A TUTTO TONDO
Il nostro Signor Pensiero, ancora frastornato, si guarda intorno. È nel 64 d.C. a Roma, ospite nientedimeno che dell’ingegnoso, acuto, pungente poeta Marco Valerio Marziale!
«Ah, eccoti. Per Giove, che disastro questa umanità!»;
«Accomodati il pranzo è servito! Zucca utilizzata dall’antipasto fino al dessert! All’estrosità si unisce il vantaggio dell’economia. Naturalmente l’arte del cuoco interviene e la zucca diventa fungo e sanguinaccio, coda di tonno o pesce argentino, si muta in legumi…imita anche i datteri (Epigrammi). E ricorda uomo del tuo tempo: saper vivere con piacere il passato è vivere due volte».
Accomodati il pranzo è servito! Zucca utilizzata dall’antipasto fino al dessert! All’estrosità si unisce il vantaggio dell’economia. Ricorda uomo del tuo tempo: saper vivere con piacere il passato è vivere due volte
«Davvero stupefacente! Posso avere ancora dolce?»;
«Mi dispiace, il tempo è scaduto, segui il tralcio della zucca. Vale (stammi bene)!».
MANTOVA, LA PATRIA
«Entra, entra, mi hanno detto che avrei avuto visite, mi hanno anche detto Signor Pensiero – è così che si chiama vero? – che soffre di “pensiero d’inerzia”! Ma che significa, io poi non sono un medico dei pazzi, ma un pittore. Mi presento, Giuseppe Arcimboldi».
«Piacere, ma in che anno ci troviamo?».
«Siamo nel XVI secolo; come le dicevo io non curo le teste malate, ma dipingo “teste composite”. Mi spiego, i miei quadri sono delle composizioni di oggetti disparati (frutta, fiori, libri, ortaggi, utensili ecc.) disposti in modo da formare un volto umano chiaramente riconoscibile. Per esempio adesso sto dipingendo l’Autunno. Dunque vediamo, una patata è perfetta per il naso, la mela è una guancia, bocca e baffi un riccio di castagna, capelli grappoli d’uva e per la testa una zucca che altro sennò!
Signor Pensiero, non mi faccia quella faccia, questa si chiama fantasia, creatività! Adesso la porto dalla Lucia, in Pianura Padana, nella zona del mantovano. A Mantova si producono zucche. E che zucche!».
Così il nostro Signor Pensiero si trovò in una corte contadina e nell’aria oltre la nebbia c’era un profumino.
«Lucia, portaci due bei piatti abbondanti di tortelli alla zucca».
Per noi a Mantova la zucca è il maiale di noi poveri: la polpa si mangia, la buccia svuotata ed essiccata la usiamo per recipiente o come lanterna e i semi, benedetti anche quelli, salati e mangiati sono una delizia!
«Ma certamente signor Giovanni! Grandi come la simpatia che ho per lei! Per fortuna quest’anno niente carestie. La zucca è il maiale di noi poveri, sa, non si butta via niente: la polpa si mangia, la buccia svuotata ed essiccata la usiamo per recipiente o come lanterna e i semi, benedetti anche quelli, salati e mangiati sono una delizia!».
Il Signor Pensiero, tramortito da tanta bontà, allungando il piatto verso Lucia sperava in un bis, tris di tortelli! – «Al gh’a alma dalgat - Non avrà mica il male del gatto?! (Antico detto mantovano; durante le carestie la fame era tanta che spesso gli uomini per non morire mangiavano i topi, proprio come i gatti – NdR)»;
«Ma no, Lucia, certo che no. Tempo scaduto, segui il tralcio della zucca e buon viaggio!».
MORALE DELLA FAVOLA
I tralci a questo punto si moltiplicarono all’infinito e andavano in tutte le direzioni d’Italia, dell’Europa, del pianeta. Il Signor Pensiero spaventato chiamò in aiuto la Fata!
«Ma come, ti sei già stancato di viaggiare? La zucca, mio caro Signor Pensiero, è la metafora perfetta della cultura, è una pianta che si allarga, i suoi tralci si allungano all’infinito, arrivano lontano e nei posti più impensati. Quei tralci siamo noi, l’umanità e tutta la storia che ci racconta. Si diverta alla festa di Halloween, Signor Pensiero, addio».
«Ma aspetti, la sua zucca, non la vuole indietro?».
«La tenga pure, come augurio, tutto ciò che porta seme ha un valore benaugurante di prosperità e prolificità, come tradizione greco-latina insegna!».
[Tratto da IL FLORICULTORE, Ottobre 2010]
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