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Il Bonus Verde è morto,

lunga vita al Bonus Verde!

 

Tutte le principali associazioni florovivaistiche sono scese in campo per chiedere il rinnovo e il rafforzamento dell’agevolazione fiscale giudicata necessaria per sostenere il settore e contrastare l’inquinamento

 

La filiera verde è viva e vegeta. Un’ulteriore conferma giunge dall’immediata sollevazione seguita alla notizia del mancato rinnovo del Bonus Verde all’interno della Legge di Bilancio 2020. I maggiori esponenti del florovivaismo italiano chiedono il rinnovo della misura fiscale introdotta nel 2018 per sostenere il settore, rendere più vivibili i centri abitati e mitigare gli effetti nocivi dello smog.

«Il Governo nella manovra di bilancio dimentica il settore florovivaistico, che vale il 5,5% del Pil agricolo e dà lavoro a circa 100.000 addetti in 25.000 imprese», denuncia Renzo Marconi, presidente di Asproflor, l’Associazione che ha promosso il primo marchio nazionale di qualità dell’ambiente di vita Comune Fiorito.

«Una scelta anacronistica, profondamente sbagliata e controproducente, in controtendenza con le linee guida europee per lo sviluppo di una vera Green Economy, nella quale tutto il settore florovivaistico deve avere un ruolo guida», tuona Stefano Donetti, presidente di AICG-Associazione Italiana Centri di Giardinaggio.

«Il Bonus Verde ha portato nei due anni di applicazione benefici importanti al verde condominiale, agevolando interventi di riqualificazione e la creazione di nuovi giardini di pertinenza», spiega Francesco Burrelli, presidente di Anaci, l’Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari che ha siglato una partnership con Assofloro.

Suscita indignazione l’atteggiamento ondivago del Governo, che da un lato promette di piantare 60 milioni di nuovi alberi, ma alla prova dei fatti non trova risorse per sostenere una misura fiscale necessaria a promuovere nuove opere a verde. «Non si può continuare a rincorrere le emergenze, bisogna intervenire in modo strutturale favorendo nelle città la diffusione del verde pubblico e privato, per questo va confermato in manovra il Bonus», afferma senza esitazioni Coldiretti Pistoia.

«Esprimo una sincera delusione nell’apprendere che il Bonus non verrà rinnovato», commenta Francesco Mati, responsabile nazionale settore florovivaistico di Confagricoltura. «Mi auguro che la delusione che sta manifestando tutto il settore venga ascoltata non solo dal ministro dell’Agricoltura, ma anche da quello della Salute, dell’Ambiente e da tutti gli altri che sono toccati dall’efficienza del nostro settore».

«Questa notizia è stata un duro colpo per le aspettative di un settore produttivo che potrebbe essere forza trainante per il paese», rincara Cesare Cipolla, presidente di Aipv. «Sicuramente andava ampliato e reso strutturale, applicando un’Iva agevolata, per cui la sua cancellazione ci resta incomprensibile».

Dunque rafforzare e non abolire il Bonus Verde. Dello stesso parere è Nada Forbici, presidente di Assofloro: «Escluderlo dalle agevolazioni sarebbe un grave errore per l’ambiente, per le casse dello Stato e anche per l’occupazione. La misura non solo dovrà essere inserita nella legge di bilancio, ma anche migliorata e resa strutturale».

Anche Andrea Trentini, presidente dell’Associazione Arboricoltori, e Andrea Pellegatta, vice presidente della Società Italiana di Arboricoltura-SIA, chiedono che il Bonus Verde sia non solo rinnovato, ma anche reso più organico. «Ad esempio includendo tra gli interventi detraibili tutti quelli che migliorano le condizioni e la salute degli alberi già esistenti».

«Più che essere eliminato, il Bonus Verde andrebbe rafforzato aumentando il massimale di spesa ammissibile e la percentuale di detrazione», conclude il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

Insomma sembra proprio il caso di esclamare: il Bonus Verde è morto, lunga vita al Bonus Verde!

 


 

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